Sappiamo tutti quanto Walt Disney dovesse a Ub Iwerks e come finissero le cose tra di loro. Sappiamo un po' meno quanto zio Walt dovesse a Charles Barks e come questo ne fosse ripagato. Insomma, al padre di Donald Duck andò ancora peggio del padre di Mickey Mouse.
Quando in questa data nasce l'oreganiano Barks, Iwerks del Kansas City ha appena tre giorni e questa coincidenza potrebbe essere letta come un segno del destino. Ma mentre il secondo stringe amicizia con Disney (che ha nove mesi meno di lui) e ne diventa socio già nel 1919, il primo approda alla Disney solo nel 1935 come intercalatore (si occuperà dei disegni intermedi dell'animazione).
Del 1937 è il primo cortometraggio di Paperino che vede l'intervento di Barks: Modern Inventions, con la celebre sequenza del papero legato a testa in giù su una sedia da barbiere mentre un robot per sbaglio gli rade il fondoschiena (Disney in persona lo premierà con ben cinquanta dollari...). Ed è lui che nel 1942 ridisegna psicologicamente il personaggio («modellandolo a propria immagine e somiglianza», Franco Fossati). Ciò nonostante, a fine anno abbandona gli studios, stressato dalla routine, irritato dalle consuete appropriazioni indebite della casa e soprattutto ben poco interessato ai film sulla difesa militare che sono diventati la principale attività della Disney.
Nondimeno, agendo da indipendente nel campo dei fumetti realizzati dalla Dell per conto della Disney, inventa i personaggi di Paperon de' Paperoni (1947), di Qui Quo Qua (ispirandosi ai propri nipoti), della Banda Bassotti, di Amelia e di Gastone, e dell'intera Paperopoli (tanto da meritarsi il soprannome di The Duck Man), il tutto al modesto compenso di 450 dollari al mese (45 dollari a tavola).
La sua collaborazione al mensile Walt Disney's Comics and Stories (WDCS), che, grazie al fondamentale contributo di Barks, diventa la rivista a fumetti più venduta, toccando i 3 milioni di copie nel settembre del 1953, si chiude ufficialmente nel 1966.
Barks non resta inattivo e ancora una volta dare fare i conti con la Disney: dal 1971 infatti, stimolato da un collezionista, si dedica alla pittura a olio, e i ritratti dei “suoi” eroi raggiungono quotazioni da record, ma nel 1976 la casa (giacché Walt ufficialmente risulta l'autore) non gli consente di proseguire. Fine della storia.
Gli resta l'unica soddisfazione di campare sino al 25 agosto 2000, mentre il suo “rivale” Iwerks è scomparso già il 7 luglio 1971 e il patron di entrambi, lo zio Walt, addirittura il 15 dicembre 1966.