Parte sul Primo Canale Rai Domenica in, programma contenitore ideato e condotto da Corrado, valletta Dora Moroni (la poveretta due anni dopo, causa incidente d’auto, perderà, non metaforicamente, l’uso del linguaggio, ma the show must go on). Sino ai nostri giorni queste 5-6 ore di maratona televisiva, alla cui “guida” si susseguono e si alternano Pippo Baudo, Mino Damato, Raffaella Carrà, Lino Banfi, Marisa Laurito, Edwige Fenech, Gigi Sabani, Mara Venier, Fabrizio Frizzi, Giancarlo Magalli, Paolo Bonolis, Lorena Bianchetti, Massimo Giletti e via sputtanandosi, si configura come un soporifero fenomeno nazional-popolare che attende ancora il suo esegeta.
Alcuni sostengono che nasca, in epoca di crisi petrolifera, per dissuadere i cittadini dalle gite fuori porta; altri che, in anni plumbei, si volesse tranquillizzare e pacificare gli italiani; altri ancora che si intendesse assestare la botta definitiva al consueto appuntamento pomeridiano al cinema. I più sospettosi sostengono che si mirasse a neutralizzare, in contemporanea, L’altra domenica, il programma della Rete 2 nato qualche mese prima (28 marzo 1976) e in onda sino al luglio 1979. Contrapporsi, insomma, alla carica parodica, satirica, goliardica della creatura ideata da Renzo Arbore, con il suo uso spregiudicato (un’autentica innovazione) delle telefonate da casa e l’infrazione di certi tabù.
Vi partecipano, tra gli altri, Roberto Benigni (nelle vesti di un quasi credibile critico cinematografico), Andy Luotto, Mario Marenco, Giorgio Bracardi, Isabella Rossellini, Milly Carlucci, Silvia Annichiarico, il duo Otto e Barnelli, Fabrizio Zampa, Michael Pergolani, le Sorelle Bandiera (futuri interpreti di un film censuratissimo a lungo: Il pap’occhio, 1980). Su tale carica non esageriamo. Anche in questo caso, passato l’effetto sorpresa, subentrava un altro tranquillante, ed era consigliabile tornare a frequentare strade e piazze. Aspettando il ’77.