Il 9 gennaio 2002 Lino Miccichè, presidente della Scuola Nazionale di Cinema (il suo mandato scadrebbe appunto il 7 aprile), ne inaugura il nuovo anno accademico alla presenza del sottosegretario Nicola Bono, che esprime stima e apprezzamento per il lavoro svolto. La sera stessa Miccichè apprende – ma solo da agenzie e dai colleghi della stampa – che è stato prematuramente nominato, dal ministro Giuliano Urbani, il suo successore, nella persona di Francesco Alberoni.
Il noto sociologo (contribuì alla fondazione della facoltà di Trento), nonché ideatore ed ex rettore dello Iulm (che definisce «la prima università italiana di comunicazione»), e ancor più noto opinionista del Corriere della Sera (dal 1982 al 2011, ogni lunedì, il quotidiano ospita in prima pagina una sua rubrica sui buoni sentimenti intitolata “Pubblico e privato”), nonché autore di bestseller sugli stessi sentimenti (Innamoramento e amore, 1979; L'amicizia, 1984; L'erotismo, 1986; Il volo nuziale, 1992; Il primo amore, 1997, e via flirtando), ha tutte le carte in regola.
Autore nel lontano 1963 di una ricerca sul divismo hollywoodiano (L'élite senza potere, Vita e Pensiero; ed ampliata, Bompiani, 1973), oltre a frequentare regolarmente locali d'essai è consorte di Rosa Giannetta Trevico, laureata in cinema con Alfonso Canziani a Bologna e autrice del saggio L'industrializzazione dei miti nel volume collettivo Mostri al microscopio. Critica del cinema catastrofico (Marsilio, 1980), più nota peraltro come romanziera di successo.
Con questi illustri precedenti paiono perlomeno azzardate le pronte reazioni dell'Anac, le veementi assemblee degli autori cinematografici, le aspre dichiarazioni di alcuni registi (secondo Carlo Lizzani, «è come se al dipartimento di italianistica venisse nominato un astrologo»), le interrogazioni parlamentari e addirittura le proteste di parte della stampa francese.
A mostrare la sua competenza provvede l'11 aprile, lo stesso Alberoni con un curioso annuncio e relativa gaffe: «Salviamo un secolo di cinema italiano con il primo grande censimento dei nostri film. Opere d'arte da proteggere e salvaguardare come i capolavori di Giotto. [...] Il nostro cinema non è come quello albanese [sic]. Ha una sua storia e un suo passato. Abbiamo il dovere di salvare un tesoro che appartiene all'umanità». Peccato che un censimento sia già stato faticosamente compilato (basterebbe rivolgersi all'Anica e ad Aldo Bernardini), che una Cineteca Nazionale esista nella sua stessa sede (senza contare quelle di Milano, Bologna, Torino, Gemona, ecc.). Quanto agli albanesi, potrebbe intercorrere un incidente diplomatico.
Alberoni sarà presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia (la Scuola Nazionale di Cinema è tornata ad assumere la sua seconda denominazione) sino al 2012, il che non gli ha impedito di essere membro del consiglio di amministrazione della Rai e consigliere anziano facente veci del presidente dal 2002 al 2005.
Élite con potere.