Una settimana con Griffith alla “Biograph” (II)
I film che Griffith realizzava, al ritmo base medio di uno la settimana, nella sede newyorkese della compagnia e in esterni sulla costa orientale, erano all'epoca di un rullo e duravano approssimativamente un quarto d'ora al massimo. I soggetti erano i più svariati ed eterogenei, ma la chiave spesso moralistico-didascalica della trattazione, come evidenti e sempre più spiccate caratteristiche di stile, li accomunavano progressivamente, fino a farne, nel quinquennio di attività sviluppato in quel contesto, un “insieme di film” particolarmente ricco, pregnante e significativo.
The Test of Friendship, che esce in questa data, non ne è tra gli esiti maggiori, ma present egualmente motivi di interesse assai spiccati.
A cominciare dal soggetto, che sembra “originale”, ma in realtà riporta un topos letterario reiterato, che si propaga da un dialogo di Luciano di Samosata a una commedia dimenticata di Matteo Maria Boiardo, per trovare probabilmente la proprio massima estrinsecazione nello Shakespeare testualmente manipolato del Timone d'Atene: la scelta del ricco che diviene o si finge improvvisamente (e transitoriamente...) povero per vagliare la fedeltà degli amici autentici.
Tra gli allora anonimi interpreti, nel coro degli amici messi alla prova, verranno poi distinti e riconosciuti Linda Arvidson (moglie pro tempore dell'autore, peraltro anch'egli non ancora in diritto di firma) e Charles Inslee, che con lei era stato protagonista, cinque mesi prima, dell'opera prima griffithiana The Adventures of Dollie; ma anche Robert Harron, Gertrude Robinson e Mack Sennett, che conosceranno glorie future.