In America viene trasmessa l’ultima puntata del telefilm di fantascienza Star Trek, che aveva esordito l'8 settembre 1966. Bastarono quelle tre stagioni per rendere mitica una serie, attorno alla quale si sarebbe creato un fandom senza precedenti. Era sufficiente la frase d'apertura a incantare:
«Spazio, ultima frontiera. Eccovi i viaggi dell'astronave Enterprise durante la sua missione quinquennale, diretta all'esplorazione di strani nuovi mondi alla ricerca di altre forme di vita e di civiltà, fino ad arrivare là dove nessun uomo è mai giunto prima».
Eppure inizialmente la serie non riscosse molto successo, l'ascolto era basso e la pubblicità scarsa, tanto che ci fu l'ipotesi di cancellarla al termine della seconda stagione. I fan insorsero per convincere l'NBC a produrre anche una terza stagione ed ebbero la meglio. Le moltissime repliche, in collaborazione con altre reti televisive, crearono un crescente successo, finendo per radunare davanti al teleschermo quei milioni di spettatori che sarebbero rimasti fedeli a Star Trek anche nel corso delle meno mitiche serie successive (dal 1987 al 2005) e delle dodici pellicole cinematografiche (1979-2013), specie delle prime sei ove il cast protagonista – capitano Kirk in primis – era quello della serie classica.
Arduo il cammino anche da noi. Latitando la Rai, Star Trek venne trasmessa per la prima volta in italiano all'inizio degli anni '70 dalla Televisione della Svizzera Italiana e una seconda volta dal 1º maggio 1979 su Telemontecarlo, tuttavia entrambe le reti con una copertura inadeguata. La serie divenne dunque nota al grande pubblico in Italia soprattutto un anno più tardi, con l'uscita del film omonimo di Robert Wise e la diffusione attraverso varie televisioni locali a partire dall'estate del 1980.
Si è detto del capitano James T. Kirk (William Shatner), ma altri personaggi chiave della serie sono l'ufficiale scientifico, il vulcaniano Spock (Leonard Nimoy), e l'ufficiale medico, lo scozzese dottor Leonard McCoy detto “Bones” (DeForest Kelley), cui si affiancano l'afroamericana Nyota Uhura (Michelle Nichols, cui si deve il primo bacio interrazziale del piccolo schermo), il russo Chekov (Walter Koenig), il giapponese Hihaku Sulu (George Takei), in un bel melting pot, per di più coniugato in tempi di guerra fredda, con Pearl Harbor ancora ben presente e la segregazione dei neri ancora in corso.
Questo messaggio viene reso ancora più familiare dalla naîveté del tutto. Se l'astronave Enterprise nel suo modellino d'insieme resta tecnologicamente insuperabile, non altrettanto si può dire per l'open space della sala comando, con le sue brave scrivanie postmoderne e qualche manopola multiuso o per l'abbigliamento degli astronauti, con i loro bravi pigiamini di filanca tipo flanella diversamente colorati.
Ma non vogliamo né certo possiamo metterci in competizione con gli esperti dell'argomento. Uno per tutti l'indimenticabile Franco La Polla, dalla sapienza infinita anche in questo campo, con il suo Star Trek. Foto di gruppo con astronave (Puntozero, 1995), vera e propria bibbia per gli startrekkologi alla quale rimandiamo.