La Corte Costituzionale sancisce l'illegalità del monopolio Rai: inizia così l'epoca delle cosiddette TV private, che cambierà il panorama mediatico italiano.
È dalla fine degli anni '60 che qualcosa si è rotto, grazie alla possibilità di captare in Italia settentrionale Telemontecarlo, la TSI del Canton Ticino e TV Koper Capodistria, ma è solo nel 1971 che nasce, sebbene via cavo, la prima emittente “libera” italiana: è Telebiella, creata da Peppo Sacchi ed è qui che entra “eroicamente” in scena il pretore Giuliano Grizi.
Racconta con malcelata soddisfazione (et pour cause) Stefano Zurlo su Il Giornale della famiglia Berlusconi il 29 gennaio 2014, in occasione della scomparsa del suo eroe: «La Rai soffiava sul fuoco per spegnere quell'eresia e allora Sacchi, complice una denuncia pilotata, portò la questione davanti a quel pretore arrivato dalle Marche nel 1956. Grizi aveva fama di liberale, liberale tutto di un pezzo, alieno da protagonismi e poco incline al compromesso. Un giudice giudice che non si curava delle convenzioni e neppure delle mode. Un giudice, per intenderci, lontano anni luce dai mitici pretori d'assalto, che sbandavano a sinistra e combattevano per la difesa dell'ambiente, utilizzando la toga come trampolino verso movimentate carriere politiche. No, per Grizi la questione era semplice: Telebiella trasmetteva via cavo e il codice postale del '36 non contemplava il cavo. Dunque, sfruttando quel vuoto legislativo il pretore aprì il varco attraverso cui far passare le piccole antenne. Telebiella fu autorizzata a trasmettere. Il governo, spiazzato, corse ai ripari e in marzo scrisse una norma in cui anche il cavo era bandito insieme alla libertà. Sacchi giocò allora la carta del martirio e chiamò Enzo Tortora promuovendo per l'ultimo giorno una serata speciale con l'intento di fare rumore. Ma la polizia postale si tenne alla larga e andò a sigillare gli impianti di mattina. Pareva una partita persa. E invece un'eccezione di incostituzionalità, ultima disperata carta giocata dall'avvocato Alberto Dall'Ora, fu clamorosamente valutata dal solito Grizi che non la cestinò ma la girò alla Consulta. L'anno dopo la Corte costituzionale sancì la libertà di Telebiella e degli altri pionieri dell'etere, sia pure con alcune limitazioni. […] “In sostanza – spiega Silvano Esposito, direttore del bisettimanale Il Biellese e autore del libro Telebiella – Grizi scardinò il blindatissimo monopolio della Rai di Bernabei e resistette senza fare una piega alle pressioni della Dc che non capiva quel pretore di periferia”. Avrebbe potuto capitalizzare, invece rientrò nell'ombra. E nell'anonimato se n'è andato».
Ognuno ha i suoi eroi. E Berlusconi, in questo campo, ne ha avuto tanti: vero, Maurizio Gasparri?.