Breve la vita infelice di Edward Montgomery Clift, che pure in questo giorno nasce ad Omaha sotto i migliori segni: famiglia benestante, ottima formazione culturale e linguistica di tipo europeo, precoce esordio sulle scene di Broadway. Ma, in quella America ipocrita degli anni ’50 (e non solo) ha un segreto da tenere nascosto, come James Dean, altro esempio di ribelle, che lo porterà nella tomba, come Rock Hudson, che lo rivelerà solo un anno prima di morire di Aids.
Fa impazzire le ragazzine, ma a saper leggere tra le righe dei suoi ruoli (poco più di una quindicina, eppure firmati da registi quali Zinnemann, Hawks, Wyler, Hitchcock, De Sica, Dmytryk, Mankiewicz, Kazan, Huston, Stanley Kramer) tormenti e macerazioni, nevrosi e ipersensibilità, dipendenze e forme autodistruttive non appartengono solo alla finzione. Senza dimenticare Un posto al sole (1951), Io confesso (1953), Da qui all’eternità (1953), I giovani leoni (1958), è dopo l’incidente che gli modifica il volto che il tutto si accentua, a cominciare dall’emblematico Improvvisamente l’estate scorsa (1959), a seguire con Fango sulle stelle (1950), Gli spostati (1961), Vincitori e vinti (1961), sino – quasi una nemesi – a Freud, passioni segrete (1962).
Scomparso nel 1966, Clift mai avrebbe potuto fare "coming out". Ma siamo proprio sicuri che si possa fare oggi (i “sospetti” a cominciare da George Clooney sono sotto gossip) dopo quanto accaduto a Rupert Everett, ormai confinato in parti secondarie, o tenendo conto che Cina, India e paesi islamici (metà del mercato di Hollywood) non sdoganerebbero mai un film con un attore dichiaratamente omosessuale?