Quando si parla di dinastie hollywoodiane tutti hanno in mente i Barrymore, con le loro quattro generazioni (e c'è da perdersi nella genealogia): dal capostipite Maurice (1849-1905), che si limitò per forza di cose a calcare i palcoscenici di Broadway, ai suoi celebri figli Lionel (1878-1954), Ethel (1879-1959) e John (1882-1942). John fu a sua volta padre di Diana (1921-1960) e di John Drew (1932-2004), a sua volta padre di Drew Blyth Barrymore (1975), la più chiacchierata componente della famiglia: rivelata a soli 7 anni dal padrino Spielberg in E.T. L'extra-terrestre (1982), questa bambina prodigio – racconta Yahooh Movies – «abusatrice di droghe ed alcol in eta prepuberale, sex-symbol dei teenager e resuscitata alla purità dalla celluloide, è l'incarnazione della caduta e resurrezione delle fortune di Hollywood, auto-reinvenzione e dimostrazione vivente del potere delle buone Pubbliche Relazioni». Non c'è male.
Altra dinastia da ricordare – anch'essa non priva di trasgressioni – è quella dei Carradine: capostipite John (1906-1988), figli Bruce (1933, adottato), David (1936-2009), Keith (1949), Robert (1954), nipoti i due figli di David (lui Tom, 1972, e lei Kansas, 1978), la figlia di Robert (Ever, 1974), la figlia di Keith (Martha, 1970). Altra genealogia complicata. Chi fosse curioso potrebbe imbattersi in David, Keith e Robert Carradine che interpretano i tre fratelli Younger in I cavalieri dalle lunghe ombre, il film su Jesse James diretto da Walter Hill nel 1980.
Più modesta – si fa per dire – la dinastia dei Fonda: quella di Henry (1905-1982), dei figli Jane (1937) e Peter (1940), della figlia di costui, Bridget (1964).
Ma quella su cui vogliamo attirare l'attenzione è la meno nota dinastia degli Arquette. Capostipite, più che Cliff Arquette (1905-1954), modesto attore comico televisivo, è suo figlio Lewis (1935-2001), nato appunto in questo giorno. Formatosi all'Actors' Studio, interpreta, come onorevole comprimario, una sessantina tra film e fiction. Lo si ricorda almeno in E Johnny prese il fucile (1971, di Dalton Trumbo), Sindrome cinese (1979, di James Bridges), Tango & Cash (1989, di Andrej Končalovskij), Scream 2 (1997, di Wes Craven). Ma ha soprattutto il merito di aver generato una bella quanto variegata (con sorpresa finale) stirpe di attori.
La primogenita è la bionda e minuta Rosanna (1959), che raggiunge subito il successo con il delizioso Cercasi Susan disperatamente (1985, di Susan Seidelman) accanto all'emergente Madonna, ma che avrà poi al suo attivo Fuori orario (1985, di Scorsese), Silverado (1985, di Kasdan), Il grande blu (1988, di Besson), New York Stories (1989, episodio di Scorsese), per poi stupirci con L'ultimo attacco (1991, di Milius), Pulp Fiction (1994, di Tarantino), Crash (1996, di Cronenberg).
Il secondogenito è Richmond (1963), che ritroviamo, tra l'altro, in tre film di David Fincher (Seven, 1995; Fight Club, 1999; Il curioso caso di Bnjamin Button, 2008).
La terzogenita è Patricia (1968), simbolo dell'eterno femminino secondo l'adorante Nicolas Cage (suo marito dal 1995 al 2001) e protagonista con alterne fortune di Lupo solitario (1991, di Sean Penn), di Una vita al massimo (1993, di Tony Scott), di Ed Wood (1994, di Tim Burton), di Strade perdute (1996, di David Lynch), di Human Nature (2000, di Michel Gondry) e dite se è poco. Quando la sua fama pare affievolirsi, la serie Medium (2005-2007) provvede alla grande a risollevarne le sorti, che verranno alimentate da Boardwalk Empire (dal 2013), CSI Cyber (2015) e soprattutto Boyhood (2015).
L'ultimogenito David (1971) ha ben altro percorso. Diventato celebre grazie alla tetralogia di Scream (1996-2011, di Wes Craven), nel 2000 – deluso dai troppi ruoli mediocri e dedito all'alcolismo – entra nel mondo del wrestling, giungendo a conseguire il titolo mondiale, indi devolvendo in beneficenza (per le famiglie dei colleghi “caduti sul campo”) i cospicui compensi percepiti.
Ma ancora più singolare la sorte del quartogenito: Robert (1969), attualmente Alexis. Esordisce come uomo (Su e giù per Beverly Hills, 1986, di Paul Mazursky) e come tale raggiunge il successo in Ultima fermata Brooklyn (1990, di Uli Edel), rivestendo provocatoriamente ruoli sempre più eccentrici: l'universitario di Amici per gioco, amici per sesso (1994, di Andrew Fleming), il pistolero di Pulp Fiction (1994, di Tarantino), il musicista di Prima o poi me lo sposo (1998, di Frank Coraci). Poi assume i panni di una drag queen in un documentario del 1995 e come tale anima diverse serate, sino a rendere pubblica la sua nuova identità di genere femminile o, meglio, di transgender. Appunto Alexis.
Chissà che cosa ne avrebbe pensato quello strano essere anfibio che era Ethel Barrymore.