Se c'è un'istituzione in Italia meritevole di rispetto, attenzione e gratitudine, questa è l'Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio (ora anche Democratico), fondato nel 1979 da Cesare Zavattini (primo presidente, scomparso nel 1989), Riccardo Napolitano (fratello minore del più noto Giorgio, scomparso nel 1994) e Ansano Giannarelli, di cui oggi si ricorda il genetliaco e che può essere considerato il vero motore dell'iniziativa e la sua anima per oltre trent'anni.
Erede del patrimonio filmico del Pci e dell'Unitelefilm, la società di produzione cinematografica legata al Pci, l'Archivio nasce «per favorire la costruzione di una memoria collettiva dei movimenti sociali e dei loro protagonisti» e da sempre si impegna «nella ricerca, raccolta, conservazione di documenti audiovisivi storici, di repertorio, di attualità, di ricostruzione narrativa, e nella promozione della loro conoscenza, studio, analisi ed elaborazione». Prezioso anche a fronte delle reticenze o dei dinieghi che un altro archivio, quello del Luce, ha opposto a lungo ai richiedenti antifascisti (clamoroso il caso All'armi siam fascisti! del 1962).
Ma chi era Ansano Giannarelli, scomparso il 6 agosto 2011?
Nato a Viareggio, già assistente di Monicelli, esordisce con il documentario 16 ottobre 1943 (1960), ispirato al racconto omonimo di Giacomo Debenedetti e candidato all'Oscar, cui seguono, tra i numerosi altri, Africa chiama (1961), Diario di bordo (1966, con Pietro Nelli), Noi siamo l'Africa (1966, con Nelli), Sabato domenica lunedì (1968), La "follia" di Zavattini (1981), Memoria presente (1983), Analisi del lavoro (1981), Roma occupata (1984), con predilezione per un cinema diretto.
Condivide con Zavattini l'avventura del Cinegiornale della pace (1963) ed è tra i registi dello zavattiniano I misteri di Roma (1963), lasciandoci tre importanti lungometraggi, diversissimi tra di loro ma accomunati dalla dialettica razionale e dal sapiente uso del linguaggio: Sierra Maestra (1969), sulla guerriglia latinoamericana, vagamente ispirata dal caso Debray; Non ho tempo (1972), sul matematico rivoluzionario Evariste Galois; Remake (1987), curioso interscambio tra vita e cinema sullo sfondo del festival di Locarno.
Anche lui e la sua opera una memoria da preservare.