“Venere tascabile” è la definizione giornalistica di un'attrice dimenticata, Françoise Arnoul, estesa da taluni alla più deliziosa Cécile Aubry (la Manon di Clouzot), ma che volentieri attribuiamo anche a Veronica Lake (nata in questo giorno), che pare un francesina essa stessa quando si aggira sul set di Ho sposato una strega del francese, provvisoriamente hollywoodiano, René Clair.
“Venere” lo è senz'altro, se perfino l'arcigna Bette Davis può definirla “la persona più bella mai arrivata negli studios” (e se a lei ci si ispirerà, a Cartoonia, per il personaggio di Jessica Rabbit), ma anche indubbiamente “tascabile”: appena 59 pollici, 150 cm, abbastanza per non sfigurare accanto al bassetto Alan Ladd (suo partner in ottimi noir quali Il fuorilegge e La chiave di vetro, 1942, o La dalia azzurra, 1946) ma tale da far sembrare un gigante lo “stregato” Fredric March.
Oltre all'esigua statura, le cronache la associano alla famosa pettinatura peekaboo bang, che le copriva l'occhio destro (dicono i maligni, per celare un leggero strabismo) e che anche Alida Valli farà propria nazionalizzandola in un “ti vedo-non ti vedo”, ma le facezie terminano qui, e inizia il dramma.
Nella felice interprete de I dimenticati (1941, di Preston Sturges), che fin da ragazza manifesta sintomi di schizofrenia, si accentuano i disturbi psichici quando nel 1943 muore, neonato, il suo secondo figlio. Seguono divorzio dal primo marito, ostilità della critica, addirittura imposizione governativa a mutare look (per evitare mortali incidenti alle operaie che imitavano i suoi lunghi capelli), incomprensioni del secondo marito (il regista André De Toth), ricorso all'alcool con conseguente rescissione del contratto Paramount.
Riferisce Wikipedia (citiamola qualche volta!): «Per l'attrice comincia una spirale tragica: citata in giudizio dalla madre, per non avere provveduto a lei adeguatamente, e dal fisco per evasione, nel 1952 la Lake deve dichiarare bancarotta (dal 1948 aveva girato solo 2 film) e lo stesso anno divorzia da De Toth, da cui ha avuto due figli. Dopo un periodo di lavoro in teatro e in televisione, nel 1955 sposa il compositore Joseph McCarthy. Nel 1959 un infortunio alla caviglia le impedisce di continuare a lavorare: divorzia da McCarthy e torna a New York, dove viene più volte arrestata per ubriachezza e viene scoperta a lavorare come cameriera al bar di un albergo. Questo scoop la riporta alla ribalta, tanto che ottiene qualche lavoro in tv o in film di secondo piano. Negli anni '60 la sua paranoia schizofrenica peggiora notevolmente: infatti, dopo un ultimo periodo di notorietà (grazie alla pubblicazione della sua autobiografia e al suo ultimo film) e un breve soggiorno (con relativo breve matrimonio) in Inghilterra, viene ricoverata nel 1973 e non le è più permesso vedere i figli. Dimessa lo stesso anno, muore di epatite a Burlington, Vermont».
Chissà se hanno mai raccontato questa triste storia a un'altra Veronica che ha completato il proprio pseudonimo con un “lake”: ma il Lario non è l'Ontario, e diverse sono le fortune e le sfortune.