Nel cosiddetto firmamento hollywoodiano ci sono attrici che il tempo ha trasformato in stelle cadenti, complici molti dei loro film, caduchi, o chissà la potenza del gossip.
È il caso di Loretta Young, nata in questo lontanissimo giorno di oltre un secolo fa, apparsa sullo schermo a soli 4 anni e scomparsa dal medesimo a soli 40, portando con sé un “terribile” segreto. Nel 1935, complice un film dal titolo allusivo, Il richiamo della foresta, cede ancora una volta al richiamo del suo partner, l'orecchiuto Clark Gable, con il quale ha peraltro una relazione segreta (anche se tutta Hollywood la sussurra) da cinque anni, e ne resta incinta. Lui – sposato – se ne disinteressa completamente, lei – cattolica fervente – si colpevolizza per il “peccato” commesso, entrambi sentono a rischio la loro carriera.
La piccola Judy (in seguito modesta attrice, quindi psicoanalista) dalle orecchie a sventola paterne (ben presto operate) finisce in orfanotrofio, a 19 mesi viene adottata da Loretta, a 5 assume il cognome di Tom Lewis, fresco marito della madre, solo nel 1966 apprenderà la sua vera identità e solo trent'anni dopo, in un'autobiografia, renderà pubblico quello che Hollywood aveva sempre saputo.
A parte questo feuilleton, non resta molto della Young, nonostante le sue oltre 100 pellicole, un premio Oscar (il dimenticato La moglie celebre, 1947, di H.C.Potter) e l'essere apparsa accanto a David Niven (Eternamente tua, 1939, di Tay Garnett), Ray Milland (Notte bianca, 1940, di Alexander Hall), Gary Cooper (Il magnifico avventuriero, 1945, di Stuart Heisler), Cary Grant (La moglie del vescovo, 1947, di Henry Koster), e addirittura Orson Welles (Lo straniero, 1946). Appunto, accanto. Carina, bel corpicino, volto mutevole ma sempre da cliché, antesignana di Shirley Temple, poi ragazza ingenua, infine donna timida ma indomita, semplicemente accattivante, ci vuole ben altro per imprimersi nell'immaginario collettivo, “peccati” a parte.