«Muore a Pavia, all'età di 65 anni, Franco La Polla, nato a Faenza (Ravenna) il 7 ottobre 1943. Già ordinario di Letteratura Angloamericana a Bologna, poi nella stessa Università di Storia della Cultura Nordamericana e di Storia e Critica del Cinema, fondendo così i suoi due principali interessi e competenze, dal 1992 al 1994 è responsabile della Settimana della Critica presso la Mostra di Venezia, per la quale cura nel 1996 la retrospettiva sulla Beat Generation.
Tra i suoi libri Il nuovo cinema americano: 1967-1975 (1978 e 1996), Sogno e realtà americana nel cinema di Hollywood (1987 e 2004), L'età dell'occhio. Il cinema e la cultura americana (1999) sino al recente Introduzione al cinema di Hollywood (2006), nonché i due Castoro dedicati a Sydney Pollack (1978) e a Steven Spielberg (1982 e 1995).
Ma pratica una terza confessabile passione attraverso Star Trek. Foto di gruppo con astronave (1995) e si cimenta con la narrativa in Questa non è l'Australia (1993). Tra i fondatori nel 1974 di "Cinema e cinema", ha collaborato a "Cinema Nuovo", "Il Resto del Carlino", "l'Unità", "Filmcritica", "Il Verri", "Paragone" ed è stato una delle firme più prestigiose di questa rivista. Intrepido è l'aggettivo che meglio lo definisce per chi ha conosciuto le sue passioni e i suoi furori, il suo essere bon vivant e il suo saper affrontare la sofferenza».
Riportare anche oggi l'originaria “luna” cartacea stilata da lopedeluna per “Cineforum” cinque anni or sono ci è sembrato il modo migliore per ricordare un carissimo collega e amico, con la memoria alla tristezza di quel giorno nell'aula magna dell'archiginnasio, dove la bara che recava insieme toga e tocco accademici e fortunatamente poco accademici oggettini della fantascienza a lui cara, lo sbigottimento degli studenti innanzitutto, come degli amici e dei colleghi; le poche, insieme straziate e composte parole con le quali Michele Fadda lo ricordò; il dolore composto, carico di eleganza e di stile, della figlia Susanna e di Nicoletta Braschi e Roberto Benigni, suoi congiunti. L'atmosfera di generale incredulità per l'assenza definitiva di un uomo dalla vitalità inesauribile e inimitabile.
Non poteva comparire in quell'occasione l'amico e oggetto di inesausto studio Sidney Pollack, che aveva pensato male di precederlo di pochi mesi là unde negant redire. Franco, grande americanista oltre che critico cinematografico, degno emulo di Guido Fink, autore di un esemplare Castoro e di nutritissime “schede” sui suoi film, era stato probabilmente - e impagabilmente - l'unico critico al mondo a registrargli come capolavoro anche La mia Africa.
Resta, in chi ha avuto il piacere di frequentarlo ai tempi di “Filmcritica”, e poi di “Cinema e Cinema”, e poi di “Cineforum”, il rimpianto delle lunghe chiacchierate a tre con Giuliana che lo esortava vanamente ad avere cura di sé; il ricordo delle grandi mangiate di pesce adriatiche ai convegni anni Ottanta della Federazione Cineforum.
Insomma la nostalgia del “famoso La Pollack”, come l'avrebbe designato affettuosamente un noto collega.