Quando nel 2006 (o giù di lì) Ciak allega alla rivista il Dvd di Gola profonda (specificando, a scanso equivoci, che si tratta di quella “vera”) non solo le edicole vedono una nuova affluenza, ma si crea, con quello sdoganamento, un vero spartiacque: quello tra il clandestino e l'accessibile a tutti, quello tra il proibito per pochi e il concesso alle masse, quello tra il pruriginoso e – tutto sommato – il banale. Ed è anche una sorta di risarcimento per la “povera” – in tutti i sensi – proprietaria di quella singolare parte anatomica, Linda Boreman in Marchiano, in arte Lovelace, nata nel Bronx in questa data.
Attiva sullo schermo dal 1969 (Dog Fucker, di anonimo), ottiene il suo unico vero grande successo appunto con Gola profonda (1972, di Gerard Damiano), cui seguono confuse repliche e più tarde comparsate (per esempio il quasi italiano Super climax, 1980, di Joe D'Amato, alias Aristide Massaccesi). Protagonista non volontaria (anzi costretta sotto minaccia di una pistola impugnata dall'allora marito) del più famoso (anche per chi non l'ha mai visto davvero) pornofilm del mondo, ne cava un irrisorio vantaggio economico (costato 25.000 dollari, Gola profonda frutta almeno 600 milioni di dollari, con il record di 500.000 cassette vendute), tanto che – alla morte avvenuta il 22 aprile 2002, a causa di un incidente stradale – non lascia nemmeno i soldi per i funerali.
Madre di due figli, abbandonato il pornocinema ne diventa una battagliera antagonista attraverso conferenze e partecipazione a dibattiti femministi («Non mi vergogno del passato e non sono triste per quello che è stato. Mi guardo allo specchio e so che la cosa più importante è che sono sopravvissuta»), ma qualcuno sostiene che si tratti di un espediente per far ancora parlare di sé.
Per una strana coincidenza (ma è in gioco anche il trentennale della prima) in occasione della sua scomparsa appare, a cura di Piero Calò e Giuseppe Grosso Ciponte, Gola profonda. La pornografia prima e dopo Linda Lovelace (Lindau, 2002), la più esaustiva e ginecologica analisi dedicata a un film. A Linda, che ci lascia la penitente autobiografia Ordeal, rendono parzialmente giustizia, con un po' di ipocrisia, il documentario Inside Gola profonda (2005, di Fenton Bailey e Randy Barbato) e il biopic Lovelace (2013, di Robert Epstein e Jeffrey Friedman).
Per lei certo non vale il dilemma, tanto caro alle femministe di un tempo: vaginale o clitoridea?