Conclamato evento degli eventi mediatici, termina su RaiUno la due giorni de La Traviata (nei luoghi e nelle ore della Traviata), ideata e prodotta da Andrea Andermann, diretta da Giuseppe Patroni Griffi e illuminata da Vittorio Storaro. Esito di pubblico deludente e decrescente: poco meno di 4 milioni di spettatori per la prima puntata (sabato, ore 20.30); 2.452.000 per la seconda (domenica, ore 12.45); 2.768.000 per la terza (domenica, ore 20.30): 1.060.000 per la quarta (domenica, ore 23.30).
Era andata meglio nel 1992 con l'analoga (stessa produzione, stessa regia, stessa fotografia) ma più credibile versione di La Tosca (nei luoghi e nelle ore della Tosca). Commenta in modo colorito il regista Luigi Magni (uno che di Tosche se ne intende): «L'esperimento è curioso, bizzarro: dentro c'è la tv, il cinema, Internet, il teatro, il cazzo che te se frega...» Funambolica la regia (tutta steadicam, carrelli, dolly), ingegnosi gli invisibili accorgimenti (piccoli monitor accanto ai cantanti, microfoni nelle ricche capigliature, ma – causa satellite – anche asincronie tra voci e movimenti labiali), impressionante il miracolo della diretta (con oltre 100 paesi, alcuni abbastanza impensabili, collegati in Mondovisione) ma da segnalare anche gli scadimenti nelle convenzioni della fiction televisiva, la riduzione dell'orchestra a una base da playback, l'eliminazione dichiarata di presunti «ciarpami e cianfrusaglie» dell'originale (1853, di Giuseppe Verdi e Francesco Maria Piave). Che poi su Kataweb mentre scorrono le immagini si possa anche consultare il libretto di Piave (e chattare nel forum dove si discute di Verdi) è un'altra storia.
Ci riprova il 4-5 settembre 2010 Marco Bellocchio con Il Rigoletto a Mantova, trasposizione dell'opera di Verdi girata nei luoghi e nelle ore previsti dal libretto. Anch'essa ideata da Andermann, è una produzione Rai trasmessa in mondovisione in 148 paesi, che usa trenta telecamere ad alta definizione, due minuscoli microfoni piazzati addosso a ognuno dei cantanti, sette chilometri di cavi, cinquantasei canali ricevitori audio, quattro regie audio digitali. Gli spettatori toccano nella prima serata i 2.659.000 con uno share del 14,30, ma scendono nella notte conclusiva a 1.251.000.
Al di là dei numeri, il tutto resterebbe un esperimento curioso e quasi acrobatico, con la magia delle musiche di Verdi in secondo piano, ma almeno nel terzo caso la sensibilità e la credibilità del regista operano il miracolo, capace di convertire al melodramma anche il più accanito melofobo. Bellocchio ci sa fare!
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|