Sa di beffa compiere gli anni (nella fattispecie soltanto 28) proprio il giorno della Liberazione dal regime fascista di cui si è stata una delle dive di maggior spicco oltre che l'amante di uno dei gerarchi più temuti, Alessandro Pavolini (sarà proprio quest'ultimo, il fondatore delle Brigate nere, che riuscirà, prima di essere fucilato a Dongo il 28 aprile 1945, a farla fuggire in Svizzera).
Sa pure di beffa la competizione che si aprì, in piena guerra mondiale e in clima almeno ufficialmente pruriginoso, a proposito di tette.
Doris Duranti, che di lei stiamo parlando, così rievoca la vicenda.
«"Chi comparve per prima a seno nudo sugli schermi dell'Italia littoria? Clara Calamai nella Cena delle beffe o Doris Duranti nel Re si diverte?" trovo scritto nel libro Pavolini, l'ultima raffica di Salò di Arrigo Petacco. Per decenni l'impertinente domanda ha impegnato i curiosi del costume. Una risposta definitiva è impossibile, perché i due film furono girati contemporaneamente: quello della Calamai a Cinecittà, il mio negli studi Scalera e uscirono insieme. Mettiamola così: il mio fu il primo seno nudo ripreso mentre stavo all'impiedi (ma non accadde nel Re si diverte, bensì nella scena finale del primo tempo di Carmela, nel 1942) e per l'attimo fugace che lo scoprii apparve eretto com'era di natura, orgoglioso, senza trucchi. Invece la Calamai si fece riprendere qualche tempo prima, ma sdraiata, che non è una differenza da poco» (Il romanzo della mia vita, a cura di Gian Franco Venè, Mondadori, 1987).
Più che i duri interventi in proposito dell'Osservatore Romano e di Civiltà Cattolica, è meglio ricordare che la prima a mostrare il seno nudo nel cinema italiano era stata Vittoria Carpi nella Corona di ferro (1940) di Blasetti (ti pareva che si lasciasse sfuggire questo primato!) e che, di fronte alla seconda della Calamai e alla terza scarsa della Duranti, merita maggior attenzione la quasi quarta di Elli Parvo, esibita abbastanza a lungo in Desiderio (iniziato da Rossellini nel 1943). Questione di tette ma anche di dimensioni, in un'Italia che si apprestava a vivere gioiosamente l'epoca delle maggiorate.