«Il Festival se n'è finito in un mugugnare di spettatori rimasti a becco asciutto, di albergatori imprecanti, di critici con il naso arricciato. Lo stato di coma dipende dalla fine di un'epoca, dalla fine della [capacità della] cinematografia come arte di dir qualcosa alla gente? Anche sotto il profilo tecnologico, questa diagnosi è plausibile: nuovi strumenti sono in preparazione, che ci daranno la possibilità di assistere al cinema da casa nostra. Le pellicole si compreranno dal giornalaio, l'apparecchio non dovrebbe costar più di cinquanta-sessantamila lire. E così, addio platee, addio schermi panoramici. E addio Festival, naturalmente. Si chiedeva una mostra senza leoni, senza poliziotti, senza abiti da sera. L'abbiamo avuta, e il bilancio è una delusione dopo l'altra» (Gigi Ghirotti, «L'Europeo»)