Habemus Christum (1)
«Finalmente. Hanno tentato in tutti i modi di toglierci il film di Scorsese, uno dei più belli dell'anno, uno dei più importanti del decennio. Prima col terrorismo predicatorio, che non ha attecchito in Italia perché da noi manca la base economica che ha mosso l'ondata di contestazioni Usa, quell'industria della pay-religion televisiva a offerta libera che conta decine di sacre star e un giro d'affari di milioni di dollari. Poi ci hanno privato con i tribunali, grazie ai soliti zeloti della denuncia che invece in Italia non mancano mai. Poi col sussiego critico di chi l'ha giudicato un filmetto, troppo "hollywoodiano", poco originale, che non meritava tutto quel rumore... E infine con la condiscendenza di chi, per dimostrarsi di mente aperta, lo ha dichiarata religiosissimo, cattolicissimo, anzi perfetto per le sale parrocchiali. Un altro modo per negarlo e per snaturarlo. In questi casi la condiscendenza, le mezze approvazioni, la critica del "così così" sono abbastanza inspiegabili.
L'ultima tentazione di Cristo può essere considerato sublime oppure offensivo, fastidioso, kitsch, volgare, ma non è un film da mezze misure. Chi non è con lui è contro di lui, se è lecita la tentazione. E' fuori luogo, per esempio, il permissivismo liberal (quasi peggio del proibizionismo integral). Il film dovrebbe invece essere molto disturbante per i cattolici, e non per quel che dice su Cristo, ma per quel che dice sulla Chiesa. Nello "scenario" della sua futura vita terrena che Gesù si immagina dalla croce c'è anche il suo incontro con Saulo, diventato il suo più acceso propagandista. Quando egli gli si rivela come uomo, che ha rinunciato alla missione divina, San Paolo non fa una piega e gli dice pressapoco: che tu sia dio o uomo, non c'importa nulla: ormai abbiamo cominciato a dichiararti Dio, ci va bene così, e non torniamo indietro. Non sarai tu, povero cristianello, a toglierci il mestiere. Be', chi si è sentito colpito, dopo aver visto il film, non aveva tutti i torti. L'ultima tentazione è l'ultimo Vangelo apocrifo e finché Scorsese non pretenderà di esere letto durante la messa assieme a Marco, Matteo, Luca e Giovanni nessuno potrà dirgli niente. Il film si giustifica sul piano dell'arte, perché in questo caso è ciò che dirige ogni scelta».
(Alberto Farassino, da TuttoMilano de «la Repubblica»)
Martedì 29 ottobre, alle ore 20, al cinema Anteo di Milano (via Milazzo 11), ci sarà una serata in memoria di Alberto Farassino, a dieci anni dalla scomparsa. Interverranno Paolo Mereghetti, Fulvia e Viola Farassino e gli amici di Alberto. Silvano Piccardi leggerà: un ritratto di Farassino in Cose da dire di Giuseppe Bertolucci (Bompiani); una poesia scritta da Alberto negli anni Novanta; crittografie mnemoniche e giochi enigmistici con titoli di film. Seguirà la proiezione di un film molto amato da Alberto: Histoire(s) du cinéma. Toutes les histoires di Jean Luc Godard (1988, 51', v.o., sottotitoli italiani, in collaborazione con la Cineteca di Bologna). Fino al 17 novembre è in esposizione all'Anteo spazioCinema Tratti e ritratti. Per Alberto: 23 fotografie di Fulvia Farassino, una mostra curata da Cesare Colombo.
In relazione all'evento, l'intera settimana in corso dell'Altra faccia delle Lune viene dedicata a scritti di Alberto usciti proprio in quel giorno di quell'anno, col prezioso ausilio del suo Scritti strabici. Cinema, 1975-1988, curato da Tatti Sanguineti con Giorgio Placereani (Baldini Castoldi Dalai, Milano 2004).