Nell'epoca dello star system c'è forse una sola attrice che ottiene di non risiedere a Hollywood e di sottoporsi raramente a servizi fotografici, mai comunque in costume da bagno. È la dolce, innocente, un po' dimessa Teresa Wright, che spesso intenerisce il cuore degli spettatori con la sua sola presenza, la sua grazia e indubbie doti recitative, tanto che a soli 24 anni (è nata appunto nel 1918) ottiene l'Oscar come non protagonista, accanto a Greer Garson, de La signora Miniver (1942, di Wyler), essendo anche l'unica a conquistare tre nomination per i suoi primi tre film.
A poco più di 30 anni ha al suo attivo Piccole volpi di Wyler dove se la vede con Bette Davis, L'idolo delle folle di Sam Wood, L'ombra del dubbio di Hitchcock, I migliori anni della nostra vita di Wyler dove se la vede con Myrna Loy, Notte senza fine di Walsh, e soprattutto il mirabile Uomini - Il mio corpo ti appartiene di Zinnemann, ove teneramente assiste un paraplegico, l'esordiente Marlon Brando.
Le manca un ruolo da “ragazza cattiva”, e lo scrive per lei il marito Niven Busch: ma costui non si accorge (?) che la moglie è incinta e il personaggio – la sensuale meticcia Pearl del vidoriano Duello al sole – passa a Jennifer Jones. Lei si consola con L'attrice (1953, di Cukor) e con La belva (1954, di Wellman), ma sente che il tempo delle brave ragazze – quelle comunque capaci di provocare più di qualche languore – è terminato, e volge alla tv.
Al cinema la rivedremo, emblematica, un ventennio dopo (la vedova che non riesce a pensare al presente in Roseland, 1977, di Ivory) e addirittura un quarantennio dopo (l'anziana affittuaria in L'uomo della pioggia, 1997, di Coppola). Quando scompare a 86 anni pochi la ricordano davvero.