Fidel Castro attore per Hollywood? L'ha segnalato a suo tempo il defunto direttore d'orchestra Xavier Cugat (da noi noto anche quale marito di Abbe Lane), che lo ricorda come comprimario («rappresentava il tipico ragazzo latinoamericano») in tre musical degli anni '40, il primo della Columbia, gli altri della Mgm, e lo conferma oggi, dopo opportune ricerche, il critico uruguagio Alvaro Sanjurjo. I tre film sono (o sarebbero): Non sei mai stata così bella (1942, di William A. Seiter, con Fred Astaire e Rita Hayworth), Bellezze al bagno (1944, di George Sidney, con Esther Williams e Red Skelton), Vacanze al Messico (1946, di George Sidney, con Walter Pidgeon e Jane Powell). A essi andrebbe aggiunto, secondo Imdb, Sposarci è facile ma... (1946, di Edward Buzzell e, non accreditato, Buster Keaton, con Van Johnson e Esther Williams) La caccia al frame è aperta per gli eventuali lettori interessati. Noi siamo interessati ad altro, a due film-documento (o forse film-monumento) di cui Fidel, non più comprimario o comparsa non accreditati, è il sicuro protagonista.
Il primo risale al 1986. Dalle ore 14 di domenica 28 giugno alle 5 di mattina del lunedì, a colloquio con il líder máximo è il giornalista italiano e terzomondista Gianni Minà, non nuovo a imprese del genere, ma questa volta lui e l'intervistato battono ogni record. Dirà Minà: «Fidel Castro paragonò il lavoro da noi svolto a quello di due operai dell’informazione e concluse con ironia: “Non so se questo è un record mondiale, ma sedici ore filate di dialogo con un giornalista televisivo, per quanto mi riguarda, rappresentano un primato almeno dei Caraibi”». Dalla registrazione filmata nascono un libro pubblicato in tutto il mondo e soprattutto un documentario nel quale il leader cubano per la prima e unica volta racconta l'epopea di Ernesto Guevara, semplicemente intitolato Intervista a Fidel Castro sul Che e tramesso dalla Rai l'8 ottobre 1987. (L'intervista sarà ripetuta nel 1990, dopo il tramonto del comunismo e i due incontri verranno riuniti nel libro Fidel, con prologhi rispettivamente di Gabriel García Márquez e Jorge Amado.)
Bel primato per il nostro paese, cui il 22 aprile 2005 se ne aggiunge un altro: l'Italia è il primo e per allora unico paese in cui è possibile vedere al cinema, distribuito dalla Mikado, Comandante, il documentario-intervista che Oliver Stone ha dedicato nel 2002 a Fidel Castro, in un certo senso coregista dell'opera. Dura 95 minuti (a fronte di 30 ore di registrazione), comunque molto più della versione di 54 minuti (Looking for Fidel) che la rete televisiva Hbo ha mandato in onda il 14 aprile 2004. Negli Usa, al di fuori dei festival, il film è out.
Può interessare una testimonianza di Morandini: « Al Sundance Festival, dove fu presentato (come poi a Berlino), Stone disse che aveva deciso di “abbattere la quarta parete”, cioè di mostrare la troupe al lavoro e tutto quel che stava succedendo intorno all'intervista per creare una situazione in cui gli incidenti erano permessi, col patto che ciascuno dei due potesse interrompere le riprese se qualcosa non avesse funzionato. Non si sa se l'abbiano mai fatto. Si capisce invece presto, in questo gioco amichevole, chi dei due conversatori conduce il gioco: Castro si diverte, seduce, sorvola, elude le domande imbarazzanti, cambia marcia, nega, racconta aneddoti, fa digressioni, precisa, qua e là pontifica, bada alle sfumature, non nasconde l'età, parla con semplicità della propria morte. Più che per quel che dice o non dice, conta il modo di dirlo e quel che ne trapela. Stone lo asseconda, qua e là lo guida con leggerezza. Uno dei momenti più interessanti è quello in cui Castro mostra come mantiene la forma fisica, facendo ogni giorno un certo numero di passi nel suo studio, contandoli. Stone commenta, sorridendo: come un prigioniero nella sua cella».