La Rete Due prolunga oltre le 24.00 la fascia serale dei giorni feriali, segnando l’avvio del palinsesto non stop e delle 24 ore consecutive di televisione, ed è subito “Cinema di notte”. Promotore ne è il capostruttura Claudio G. Fava, alla Rai dal 1970, che così si racconta in compiaciuta terza persona: «Ha commissionato migliaia di ore di doppiaggi, riportando anche in circolo film ormai scomparsi come Il grande sonno, Acque del Sud, I migliori anni della nostra vita, Ribalta di gloria, e altri ha introdotto ex novo, ad esempio Garçon!, I ruggenti anni Venti, La regola del gioco, La guerra lampo dei fratelli Marx, Ciao amico (Tchao Pantin), eccetera. Ha inventato, organizzato e spesso presentato in video moltissimi cicli di film. Oltre alla programmazione quotidiana in onda dal mattino alla sera, ha realizzato quella di tarda serata, “Cinema di notte”, poi imitata da tutti i network, e ideato e condotto due rubriche di cinema: “Dolly” e “Set”» (da “Biografia priva di senso, salvo che per l’interessato”).
Si tratta di una vera e propria rivoluzione: accanto a scoperte e riscoperte, si ha la possibilità di seguire decine di cicli (profili di attori, registi, sceneggiatori, generi), tutti sapientemente ma anche piacevolmente inquadrati da una visione critica (ovvero la possibilità di riflettere dopo l’ubriacatura di immagini offerte casualmente dalle reti commerciali, pur a loro volta meritevoli di qualche involontaria chicca). Ma una seconda rivoluzione si prospetta: anche l’orario notturno induce lo spettatore a convertirsi in videoregistratore, con gli strumenti sia pur costosi che iniziano a diffondersi. Ed è merito di quei pionieri e della rete dei collezionisti se un patrimonio filmico ci è conservato.