Era una ragazzina di 19 anni, nata in questo giorno, quando nel 1954 l'editore Robert Julliard – che aveva letto il manoscritto in una notte – pubblicò il suo primo romanzo. Il libro, che narrava la scabrosa storia di Cécile e di suo padre Raymond, ambientata in Costa Azzurra, che ebbe un successo folgorante (un milione di copie tradotte in venti lingue) e che fu persino posto all'indice dal Vaticano, aveva un titolo – tratto da un verso di Éluard – che avrebbe segnato un'epoca: Bonjour tristesse. E la ragazzina si chiamava Françoise Queiroz, in arte Sagan, cognome preso da quello di un principe della proustiana Recherche.
Un avvio folgorante ma un cammino in discesa. Autrice di romanzi via via meno famosi (il secondo romanzo, Un certain sourir, già scende a mezzo milione di copie), quasi tutti portati sullo schermo – dopo Buongiorno tristezza! (1958, di Otto Preminger), Un certo sorriso (1958, di Jean Negulesco), Le piace Brahms? (1961, di Anatole Litvak, anche attrice non accreditata), La chamade (1969, di Alain Cavalier), Un po' di sole nell'acqua gelida (1971, di Jacques Deray), – il vero declino è quello della sua esistenza, accompagnata da un progressivo discostamento del suo pubblico. Quello stesso che aveva salutato il suo esordio come una risposta piacevole ed evasiva rispetto alla cupezza dell'esistenzialismo sartriano dominante, che aveva amato le sue prime trasgressioni, non seguì più le ulteriori espressioni del suo male di esistere, il suo lento declino fra tanto tabacco, moltissimo alcool, tante prese di coca (e in più la morfina, al cui uso l'avevano costretta le conseguenze di un pauroso incidente stradale mentre era alla guida della sua bondiana Aston Martin), e vari problemi giudiziari, nonché stranezze sessuali, scambi, partouze, amori saffici. E giunse espressamente a odiarla.
Un declino che si traduceva negli ultimi tempi anche nell'aspetto fisico, impresentabile, in stampelle per osteoporosi, un volto corroso dal tabacco e da notti insonni e sofferenti, qualcosa cui i fotografi davano la caccia per mostrarla nella sua estrema povertà fisica e mentale. Anche economica, giacché un'importante disputa con il fisco francese l'aveva costretta a vendere tutte le proprietà e i gioielli, lasciandola in miseria.
Se ne sarebbe andata a 69 anni a causa di una embolia polmonare, magra come un chiodo, da tempo incapace di scambiare non solo delle idee, ma qualche parola, e verrà sepolta nel cimitero del piccolo villaggio di Seuzac dove era la tomba di famiglia. Al funerale erano presenti non più di 200 persone.
Una vita da film, scegliete voi tra il mélo, il porno soft o l'horror, lei che aveva affrontato generosamente anche la regia con Fougères bleues (1977, dal suo romanzo Des yeux de soie, con Françoise Fabian, Gilles Segal e Jean-Marc Bory), gioco drammatico di coppie, ma che non aveva saputo dirigere se stessa.