Dicesi sceneggiata napoletana «un genere di rappresentazione popolare, che alterna il canto con la recitazione e il melologo drammatico, nato e sviluppatosi a Napoli particolarmente tra gli anni '20 e gli anni '40 del Novecento».
Buffa la nascita del genere: sembra che, avendo il Governo, dopo la disfatta di Caporetto, appesantìto le tasse sugli spettacoli di varietà, giudicati frivoli e degradati, gli autori fossero indotti a ideare uno spettacolo “misto” , e che così nacque, nel 1918 a opera della compagnia D'Alessio (cognome premonitore), Pupatella, dall'omonima canzone di Libero Bovio, legata ai temi del tradimento e della malavita.
Il cinema coglie subito l'occasione con Lucia Lucì (1919, di Uberto Maria Del Colle), cui in un decennio segue un centinaio di pellicole di grande successo. Ma occorre attendere gli anni '70 perché il fenomeno conosca una sorta di revival grazie soprattutto a Mario Merola, di cui oggi ricorre il genetliaco. Un uomo, un mito, una leggenda. Oppure no?
Su di lui, considerato da alcuni un grande esponente della gente napoletana (sono in 20.000 il 12 novembre 2006 ai suoi funerali), grande cantante popolare e massimo esponente appunto della sceneggiata, talent scout di Massimo Ranieri e di Gigi D'Alessio, da altri un'espressione non troppo celata dello spirito di camorra (un po' di più dell'altro idolo, Nino D'Angelo), le opinioni sono discordanti.
Almeno due volte la giustizia tenta di incastrarlo (lui che confessa di avere avuto il vizio delle donne e del gioco d'azzardo e di avervi perso circa quaranta miliardi di lire): nel 1983, quando riceve un avviso di garanzia per associazione per delinquere a scopo camorristico, e nel 1989 quando Giovanni Falcone, in seguito alle rivelazioni di un pentito, indaga su di lui e su Franco Franchi per associazione mafiosa, ma in entrambi i casi viene prosciolto da ogni accusa.
Rivalutato dal film Sud Side Stori (2000, di Roberta Torre) e forse ancor prima sdoganato da L'Ave Maria (1982, di Ninì Grassia), è legato al cinema, spesso locale ma diffuso in tutto il mondo, da molteplici film che spesso mischino la sceneggiata al poliziottesco, tra il 1973 di Sgarro alla camorra di Ettore M. Fizzarotti e il 1984 di Torna di Stelvio Massi. In mezzo trascorrono, per citarli tutti anche allusivamente, Napoli.. serenata calibro 9 (1978, di Brescia), L'ultimo guappo (1978, di Brescia), I contrabbandieri di Santa Lucia (1979, di Brescia), Da Corleone a Brooklyn (1979, di Lenzi), Il mammasantissima (1979, di Brescia), Napoli... la camorra sfida e la città risponde (1979, di Brescia), Sbirro, la tua legge è lenta... la mia no! (1979, di Massi), La tua vita per mio figlio (1980, di Brescia), Zappatore (1980, di Brescia, un classico), Carcerato (1981, di Brescia), I figli... so' pezzi 'o core (1981, di Brescia), Lacrime napulitane (1981, di Ippolito), Napoli Palermo New York: il triangolo della camorra (1981, di Brescia), Giuramento (1982, di Brescia), Tradimento (1982, di Brescia), Guapparia (1983, di Massi).
Il tutto in nome di isso, essa, e 'o malamente.