In tempi di califfato islamico, e annessi e connessi, giunge spontaneo ricordare il decennale della morte ad Amsterdam, per colpi d'arma da fuoco e successive pugnalate, di Theo Van Gogh, pro-pronipote di Theo, fratello del celebre pittore Vincent. L'assassino è un giovane di 26 anni d'origine marocchina, prontamente fermato: Mohammed Bouveri, estremista islamico esponente del Gruppo Hofstad. Sarà rapidamente condannato all'ergastolo.
Avvocato destrorso, polemista scomodo e regista d'assalto (è attivo in tv dal 1982), Van Gogh è noto soprattutto per due film: 0605 (2002), dedicato al leader della destra populista Pim Fortuyn, clamorosamente ucciso nel 2002 e da lui considerato “vittima dell'intolleranza”, e Submission. Part I (2004, coautrice Ayan Hirsi Ali, deputata liberale d'origine africana), che denuncia l'oppressione della donna nel mondo musulmano (probabile causa della sua morte). Non è un caso se i giornali se ne occupano nelle pagine di cronaca – quelle etnico-islamiche (si parla di una fatwa) – e non in quelle dello spettacolo.
Lo stesso accade qualche mese dopo, il 12 maggio 2005, quando su RaiDue, alle 23.20, nell'ambito della discussa trasmissione Punto e a capo condotta da Giovanni Masotti, va in onda Submission, il documentario di appena 10 minuti che gli sarebbe costato la vita. Ma dei 10 minuti promessi ne vanno in onda, per difficoltà di diritti, soltanto 5, statico monologo fuori campo di una donna araba “sottomessa” e disperata. Un po' poco, ma quanto basta per creare il caso. Non è poi vero che sia la prima volta su una tv: l'hanno già fatto, almeno in parte, una televisione olandese, La7 (a febbraio) e perfino TelePordenone. L'iniziativa muove dalla Lega Nord, sponsor non neutrale, che l'ha fatto proiettare in una saletta del Senato della Repubblica e successivamente nella sede milanese di via Camperio della stessa Lega e in un circolo privato di Torino. Ma non ne segue alcuna fatwa, come qualcuno, a cominciare da Oriana Fallaci, faceva intendere di sperare.
Mamma li turchi... ovvero come una tragedia finisce in farsa.