Nel 1992, in occasione della XLIX Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, il Leone d'oro alla carriera viene assegnato all'autore sessantenne nato in questo giorno. Chi sarà mai Paolo Villaggio per meritarsi ciò?
È uno, di buona famiglia borghese, che ha fatto il liceo classico (e si sente), avvocato mancato (per fortuna), con un avvio da curriculum hollywoodiano: cameriere, speaker della Bbc a Londra, indi cabarettista e intrattenitore sulle navi della Costa Crociere, insieme all'amico Fabrizio De André e a tale Silvio Berlusconi, ma anche impiegato all'Italsider e insieme paroliere di una canzone che fa scandalo: Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers (“perché voi siete il sire, fan cinquemila lire”). Sta per nascere, folgorato dall'incontro con Carmelo Bene, l'attore che i maggiori registi italiani e giovani sperimentatori faranno a gara per avere nel proprio cast. È sapido e lepido, intenso sia nei ruoli leggeri sia in quelli drammatici, dotato di un physique du rôle che con gli anni diventa sempre più imponente.
Impressionante la sua filmografia: con Monicelli (Brancaleone alle crociate, 1970, e Cari fottutissimi amici, 1994,), con Samperi (Beati i ricchi, 1973), con Del Fra (La torta in cielo, 1973), con Nanni Loy (Sistemo l'America e torno, 1973), con Ferreri (Non toccare la donna bianca, 1974), con Avati (La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone, 1975), con Tonino Cervi (Il turno, 1981, da Pirandello), con Ponzi (Il volpone, 1988, da Ben Jonson), con Fellini (La voce della luna, 1989), con Wertmüller (Io speriamo che me la cavo, 1992), con Olmi (Il segreto del bosco vecchio, 1993), con Nichetti (Palla di neve, 1995), con Lavia (Liolà, 2008, ancora da Pirandello), con Archibugi (il televisivo Renzo e Lucia, 2003, e Questione di cuore, 2009). Per Fellini si merita un David di Donatello, per Olmi un Nastro d'argento, e – oltre al Leone alla carriera – gli toccano un Pardo d'onore a Locarno 2000 e un David alla carriera nel 2009.
Scrittore (un suo libro nel 2011 rientra tra le centocinquanta opere che hanno segnato la storia dello Stato Italiano), giornalista impegnato (collabora a Paese Sera e ripetutamente a l'Unità), ateo da sempre («il Papa è una persona troppo intelligente per credere in Dio»), politico (è stato iscritto al Pci e a Democrazia Proletaria), qualcuno lo confonde ancora con l'inventore di personaggi quali il professor Kranz di Cermania, il timido Giandomenico Fracchia o lo sfigato ragionier Ugo Fantozzi. Dichino pure.