«Un po’ meglio vanno le cose col 1° maggio ‘18 a Mosca, dove nel frattempo si è trasferito il giovane governo sovietico uscito dall’Ottobre. Non che le condizioni tecniche si siano assestate, per certi versi sono anche peggiori. È il momento della guerra civile, la Piazza Rossa sbrecciata dalle bombe e dalle devastazioni presenta un aspetto lugubre, gli operai che la riempiono sono usciti dalle fabbriche con fucili, tascapani, cinturoni di cartucce, pronti a partire per un fronte che non è più quello di Kerenskij, ma non è meno inquietante.
«Dall’alba sta sulla piazza, con una grossa cinepresa e ben centoventi metri di pellicola (dotazione eccezionale per l’epoca, ma che deve bastare per tutta la giornata), un giovane cineoperatore dal cognome francese, Edvard Tissé, nato in Lettonia come Ejzenštejn che gli affiderà la direzione della fotografia di tutti i suoi film. Lui stesso ricorderà su Iskusstvo Kino (ottobre ‘36) l’entusiasmo della folla all’arrivo di Vladimir Il’ič in berretto grigio, i suoi modi modesti, quel suo fermarsi ad annotare qualcosa su un quadernetto con un mozzicone di matita, e soprattutto l’esortazione che gli rivolse appena salito sul palco, a lui che a fatica s’era trascinato lì sotto con la sua pesante macchina: “Non consumare troppa pellicola per me, tovarišč. Riservala alla gente che mi ascolta, ai compagni in partenza per il fronte”.
«Sembra che Tissé non riprendesse allora Lenin che vedeva per la prima volta, e dev’essergli costato parecchio. Ad ogni modo le poche inquadrature che di lui ci rimangono in quel primo maggio sono dovute al suo collega Novickij e non riguardano la Piazza Rossa, ma il corteo e il comizio sulla piana della Chodynska, nell’attuale zona dell’aeroporto centrale. Quel giorno, tuttavia, si verificò un miracolo, non di ripresa ma di laboratorio: la sera stessa il cortometraggio Festa proletaria del Primo Maggio era pronto e venne mostrato in sei cinematografi moscoviti e anche all’aperto in alcune piazze.» (Ugo Casiraghi, Storie dell'altro cinema, a cura di Lorenzo Pellizzari, Lindau, 2012)
C'era una volta...