L’americano tipo, l’americano medio, diciamo pure l’americano meno democratico, non è forse il presbiteriano dello Iowa John Wayne bensì il protestante dell’Illinois Charlton Heston, di cui qui si ricorda la data di nascita.
Già quando si restava incollati allo schermo per la corsa delle bighe di Ben-Hur, si aveva la sensazione che quell’indomito e intrepido personaggio non fosse un campione della cristianità ma un emblema di ben altro sistema, indotto a padroneggiare il mondo e nel mondo. Eccolo come Mosè o come direttore di un circo, come El Cid o come Michelangelo, come Marco Antonio o come Gordon Pascià, come Giovanni Battista o come cardinale Richelieu, e addirittura come unico superstite umano nel pianeta delle scimmie o nell’anno 2022 (tocchiamoci), ma sempre all american. Statico, dominatore, scarsamente espressivo, assolutamente privo di ironia, ma determinato a essere espressione del bene, sino all’abnegazione e al sacrificio: più per amor proprio che per il bene altrui.
Decisamente antipatico (persino il suo Vargas in un memorabile film di Welles ci induce a parteggiare per l’”infernale” Quinlan), non poteva che trovare il proprio epicedio nel docu-film Bowling a Columbine (Moore, 2002), ove, con il fucile stretto tra le mani tremanti, fa proclami, recita apologhi e rivendica il diritto, anche dopo quella strage, di possedere armi. Lui che, antiabortista e critico verso i problemi razziali, gran sostenitore di Reagan e dei Bush, onorato nel 2005 da George W. della Medaglia presidenziale della Libertà, è presidente (dal 1998) della National Rifle Association, la potentissima lobby americana delle armi.
Nemesi vuole che la sua ultima interpretazione, prima di essere stroncato dall’Alzheimer il 5 aprile 2008, sia My Father - Rua Alguem 5555 (2004, dell'italiano Egidio Eronico) nei panni dell’efferato scienziato nazista Josef Mengele.