Si registra la prima del cartone animato Bambi, di Walt Disney, regolarmente distribuito negli Usa a partire dal 21 agosto e che da noi, per cause belliche, giungerà solo l'11 febbraio 1948.
Il quinto lungometraggio della premiata ditta non nasce sotto i migliori auspici giacché il tempo di guerra e la chiusura di molti mercati non favoriscono gli incassi (inferiori ai costi). Né piace l'eccesso di animazione realistica degli animali, anche se compaiono elementi antropomorfici specie nei personaggi minori (il coniglio Tamburino, la puzzola Fiore, l'Amico Gufo), quasi fosse una rinuncia alla “fantasia”. Ma l'opposizione più decisa proviene dalle lobbies dei cacciatori e dei fabbricanti d'armi che giungono ad affermare che il film è “un insulto agli sportivi americani”. E tutto per la scena clou, condotta peraltro con molta discrezione, dell'uccisione della madre di Bambi da parte dei malvagi umani. E qui sta il punto.
Come giustamente sostenne le rivista Time, nell'inserire il film nella Top 25 Horror Movies of all Time, Bambi «ha provocato uno shock primario che tormenta ancora persone anziane che lo hanno visto mezzo secolo fa», quasi come la fuga di Biancaneve nel bosco e la separazione di Dumbo dalla madre. Non meno traumatica è la scena dello spaventoso incendio che pone a repentaglio la vita del protagonista, della sua amata e degli altri animali della foresta. Non a caso il romanzo originario dell'austriaco Felix Salten era riservato agli adulti. Anche Disney sarebbe meglio riservarlo a loro, ammesso che lo apprezzino..
Non ricordiamo quando apparve in Italia Il cucciolo (The Yearling, 1946) di Clarence Brown, se poco prima o poco dopo Bambi. Ma ricordiamo che l'emozione fu molto più profonda, confermata dalle successive visioni sino a oggi. L'affetto del ragazzo Jody per il cerbiatto rimasto orfano (anche lui), il loro crescere insieme tra piccoli e grandi guai sino alla drammatica decisione finale, inseriti nella realistica descrizione di una difficile vita nei campi della Florida, compongono una storia che, questa sì veramente, tocca le corde del cuore. E diamo pure liberamente sfogo ai fazzoletti.