“L'è el dì di Mort, alegher!” (Delio Tessa, Caporetto 1917) [1 - Viscontiana]
Ma è il giorno in cui, a Milano, sceglie di nascere Luchino Visconti, lo stesso anno in cui era venuto alla luce, quasi sei mesi prima, il futuro competitor (Toro) Roberto Rossellini e lo avrebbe raggiunto, un paio di settimane abbondanti dopo, il futuro amico (Scorpione come lui) Mario Soldati.
Sarebbero seguiti gli anni d'oro dell'infanzia e dell'adolescenza in via Cerva, poi le vocazioni giovanili e tardive: la Cavalleria militare a Pinerolo e la scuderia da corsa susseguente; il teatro, nella duplice dimensione privata del palcoscenico nel palazzo avito e del palco di famiglia alla Scala; infine la scoperta del cinema a Parigi con Coco Chanel e Renoir. E - prima di tutto questo - avrebbe fatto ancora in tempo, Luchino quindicenne, ad assistere con l'adorata madre Carla Erba, alla clamorosa réntrée scenica, dopo i lunghi anni di silenzio interrotti soltanto da Cenere (1916) di Eleonora Duse (Torino, 5 maggio 1921, con La donna del mare di Ibsen).
Al cui proposito avrebbe ricordato: «La Duse? Io l'ho sentita che ero giovane. Negli ultimi anni che recitava. Per me era un'emozione enorme, un incanto, non so come dire: probabilmente di Duse ne viene una al secolo. Quando la sentii allora - ero ragazzino - rimasi addirittura senza fiato. Che si potesse recitare così, non lo capivo neanche», chiedendo quindi all'augusta accompagnatrice: «Ma recita, o cosa fa?», soggiungendo: «Ma sta recitando, o parla con Zacconi, o che fa? Recitava, invece, recitava: diceva delle cose, faceva dei disegni in terra con l'ombrellino, cose che molte hanno fatto, ma assai dopo, appunto».