1952 A Milano appare in edicola il primo numero del quotidiano del pomeriggio La Notte.
Non se ne sarebbe sentita la mancanza, esistendo sulla piazza ben tre testate analoghe: il Corriere d'informazione (1945-1981, filiazione del conservatore Corriere della Sera), il moderato ma più aggressivo Corriere Lombardo (1945-1966, detto anche “il bombardo”) e il progressista e filocomunista Milano Sera (1945-1954). Ma mancano giusto sei mesi alle elezioni politiche con la nuova legge maggioritaria, meglio nota come “legge truffa”, e l'Assolombarda (nella persona del finanziatore, l'industriale del cemento Carlo Pesenti), sentita la Curia (nella persona di monsignor Ernesto Pisoni), sente il bisogno di una testata più controllabile e forse più efficace per battere nuovamente le sinistre, e affida al cronista sportivo Nino Nutrizio la direzione del nuovo quotidiano, molto basato appunto sullo sport e sulla cronaca (preferibilmente nera, di nome e di fatto).
La legge non passa, ma il giornale si afferma (raggiungerà le 250.000 copie, 80.000 nella sola Milano, e nel 1966 assorbe addirittura il Corriere Lombardo) grazie al suo linguaggio stringato e immediato, ai titoloni strillati, e anche al rifiuto di tutto ciò che sa di rosso, per poi inevitabilmente declinare - sino a che nel 1979 Nutrizio abbandona - e spegnersi definitivamente nel 1995 dopo esser passato sotto le cure di Paolo Berlusconi (toh, chi si vede!).
La Notte non meriterebbe di essere qui menzionata (basti pensare al suo bieco comportamento negli anni della contestazione e nei successivi “anni di piombo”), se non fosse per la pagina dedicata ai film in programmazione nelle sale e separata da quella degli Spettacoli. Per la prima volta, di ogni film viene offerto un riassunto della trama (massimo 2-3 righe, qualche volta con effetti esilaranti), con l'indicazione del giudizio dei critici (indicato con le stellette, da una a cinque) e anche dell'affluenza degli spettatori (indicata con i “pallini”, da uno a cinque). Ideatore e/o gestore della medesima un giovane critico cinematografico, proveniente dal cattolico L'Ordine di Como e destinato a esportare l'iniziativa sul progressista Stasera, negli undici mesi (novembre 1961-ottobre 1962) della precaria esistenza di questa testata.
Si è dimenticato il nome: Morando Morandini, oggi meglio noto come “il Morandini”. Ma cambiamo musica.
1957 Mai si sarebbe pensato che una trasmissione televisiva e il suo conduttore potessero ottenere tanto successo da produrre un'omonima rivista settimanale, firmata addirittura Mondadori.
E mai si sarebbe pensato che a un settimanale si potesse allegare un gadget. E che questo gadget fosse “nientepopodimenochè” (per usare un'espressione cara al medesimo conduttore) che un flexi-disc (un disco flessibile di leggera plastica gialla) con inciso su una sola facciata una nota canzone (ancor oggi fruibile). Il caso, che definiremmo “multimediale” ante litteram, è quello del programma tv Il Musichiere, diretto da Antonello Falqui e condotto, su testi di Garinei e Giovannini, dal bonario Mario Riva, che esordisce appunto in questa data, un sabato sera, e si protrae sino al 7 maggio 1960.
Non staremo a raccontare il meccanismo sin troppo noto di questo gioco-quiz musicale, che grazie alla sua freschezza e alle sue improvvisazioni diventa il contraltare di Lascia o raddoppia?, ma vogliamo evidenziare, al di là del “sono solo canzonette”, un paio di agganci. Il primo riguarda le vallette, dette “le simpatiche”, che si alternano a fianco del conduttore: Lorella De Luca e Alessandra Panaro (le risiane “belle ma povere”), e poi Carla Gravina, Patrizia Della Rovere, Patrizia de Blanck, Marilù Tolo, Brunella Tocci, tutte promesse mantenute o mancate del nostro cinema. Il quale non sta a guardare, e prende a prestito il titolo della paciosa e piaciona canzone intonata nel finale da Mario Riva per imbastire nel 1958 un film diretto dall'immancabile Camillo Mastrocinque e interpretato da Alberto Sordi, Vittorio De Sica, lo stesso Riva, Lorella De Luca, Ugo Tognazzi, Dorian Gray. Domenica è sempre domenica, appunto.
E poi tutti a nanna.