«Pensiamo che l'informazione sia alla base di tutto, e che sarebbe assurdo trascurarla. I film “commerciali” costituiscono il divertimento normale di milioni di spettatori, ed è giusto occuparsene. […] Guardiamo la realtà quale è: proprio perché quei film sono ad un livello così basso, meritano attenzione speciale. Per svolgere questa azione, contiamo soltanto sulle nostre forze e sulla collaborazione dei lettori. Fuori da ogni pregiudiziale e da ogni influenza, di qualsiasi genere. Non siamo i portavoce di nessuno, anche se daremo a tutti la possibilità di interloquire, purché nella loro voce si scopra il tono della buona fede e della sincerità. Non ascolteremo i prepotenti e i furbi, perché a costoro non sapremmo come tener testa. Non accetteremo la faziosità da parte di nessuno, ma seguiremo tutti i contrasti di idee che valgano a meglio chiarire le condizioni della nostra cultura. […] In breve: anche se pensiamo che alcune nostre idee possano essere giuste, non cercheremo di imporle, e teniamo a dirlo apertamente, ingenuamente. Non eserciteremo alcuna “pressione” culturale, di nessun genere.»
È l'editoriale del primo numero (febbraio 1952) della Rassegna del film, la bella rivistina diretta da Fernaldo Di Giammatteo che nel ricco panorama del tempo si distingue ponendosi su posizioni terziste, diremmo “laiche”, fra l'ispirazione marxista e l'osservanza cattolica, e come tale è destinata a vita breve (durerà sino all'ottobre 1954). Nell'anniversario della sua scomparsa, all'età di 82 anni, ci piace ricordarne così il direttore, perché quella premessa è in consonanza con il multiforme e poliedrico operato dell'intera vita di questo grande vecchio vivace e curioso.
Attivo in televisione, cura molte serie cinematografiche, presentandole in video con grande competenza, voce suadente e telegenia, facendo innamorare le più giovani telespettatrici. Vicepresidente dal 1969 del Centro Sperimentale di Cinematografia, collabora ampiamente a Bianco e Nero, dirigendone dal 1971 al 1975 la preziosa serie monografica. Fondatore nel 1982 della Mediateca Regionale Toscana, la dirige sino al 1993. Persino cineasta, dirige due film di repertorio: i pur discutibili La lunga marcia per Pechino (1962) e Gott mit uns (1964). Saggista e storico (impossibile citare tutti i suoi titoli nell'arco di oltre un cinquantennio), è soprattutto un grande e indefesso animatore e organizzatore culturale. Suo il prezioso Dizionario universale del cinema (1985), riscritto personalmente con la moglie Cristina Bragaglia nel 2004. Sua l'idea della collana "Il Castoro cinema", nata nel 1974 con l'Antonioni di Giorgio Tinazzi e ora giunta al numero 234 (è unica al mondo), da lui guidata sino al 2002 con polso fermo e occhio vigile.