Uscito da una settimana presso Grasset, Du coté de chez Swann di Marcel Proust raccoglie faticosamente le prime recensioni (l'amico Robert Dreyfus sul “Figaro”) e qualche estratto promozionale. Sarebbero dovuti trascorrere quattordici anni prima che la pubblicazione dei sei ulteriori volumi de A la recherche du temps perdu si concludesse, postuma, presso Gallimard, a un lustro dalla morte dell'autore. E una settantina prima che, purtroppo, un uomo raffinato e colto, intelligente e preparato come Volker Schlöndorff (basterebbe la sua fondamentale intervista filmata a Billy Wilder) si producesse, con Un amore di Swann, tratto proprio da quel libro iniziale, nel più disastroso film proustiano di tutti i tempi.
Per fortuna lo stesso anno un suo pur non geniale compatriota, Percy Adlon, avrebbe invece trovato l'ispirazione per il felice Celeste, sulla mitica figura della governante dello scrittore. E, a seguire, sarebbero andati molto, molto meglio, cinque anni dopo, il generoso Raul Ruiz con Il tempo ritrovato, e appena di seguito la severa Chantal Akerman de La captive.
Ed è tuttora disponibile, altrettanto per buona sorte, il magnifico documentario pionieristico che Attilio Bertolucci realizzò nel 1966 per "L'Approdo Letterario" televisivo, con le voci degli amici proustomani Romolo Valli e Giorgio De Lullo, andato in onda il 26 maggio di quell'anno (edizioni ERI, con un aureo libretto). Il futuro grande poeta, quattordicenne, aveva acquistato Du coté de chez Swann -nella successiva edizione Gallimard in due tomi- a Venezia nel 1925: subendo quel colpo di fulmine che anche per lui, come per tanti, Luchino Visconti in testa, grazie alle indicazioni paterne, sarebbe durato tutta la vita.