Il 15 febbraio 1955 lo schianto sul Terminillo di un aereo proveniente da Bruxelles pone termine alla breve vita – appena 18 anni – di Marcella Mariani, ex Miss Italia, già apprezzara interprete, in poco più di un anno, di Siamo donne (Guarini), Donne e soldati (Malerba e Marchi), Le ragazze di San Frediano (Zurlini) e sopratutto di Senso (Visconti).
Il 19 novembre 1974 un incidente sulla moto Honda 750 incautamente prestatagli da Eleonora Giorgi pone termine alla breve vita – non ancora 18 anni – di Alessandro Momo, rivelatosi, accanto a Laura Antonelli, in Malizia (1973, Samperi) e confermatosi in Peccato veniale (1974, stessa abbinata) e soprattutto, accanto a Gassman, in Profumo di donna (1974, Risi).
Il 15 ottobre 1987 un improvviso malore conseguente una malformazione cardiaca pone termine alla breve vita – 23 anni – di Nik Novecento (Leonardo Sottani), attore prediletto di Pupi Avati (Una gita scolastica, 1983; Impiegati, 1984; Festa di laurea, 1985), popolare anche grazie al Maurizio Costanzo Show.
Domanda d'obbligo: che cosa sarebbe stato di costoro, considerato il loro notevole potenziale, ma anche la possibilità che si potessero appiattire – specie i due maschietti – in un cliché? Domanda che verrebbe voglia di porsi anche nei confronti dell'attore di cui oggi si ricorda la scomparsa, avvenuta in Arizona, causa un elicottero precipitato in un canyon durante le riprese del film fantascientifico Vendetta dal futuro. E la domanda si pone anche se Claudio Cassinelli, che di lui si parla, aveva già compiuto i 46 anni, ma è legittima data la sua duplice personalità, insolita per un attore italiano.
Così lo ricordò infatti, da par suo, Tullio Kezich: «Il cruccio di chi lo conosceva bene era che Claudio non avesse mai preso sul serio il problema della sua carriera. Non parlo di ogni singolo lavoro che gli capitava di fare, dove era sempre disciplinatissimo e impegnato a dare il meglio, ma proprio del progetto di una carriera come la concepiscono generalmente gli attori. Fatta di scelte organiche, di strategia dell'attenzione, di presenza nei luoghi dove bisogna farsi vedere. E invece Cassinelli, almeno fino all'ultimo e più tranquillo periodo della sua esistenza (quando si unì alla nostra collega Irene Bignardi e ne ebbe un figlio) fece cose vietatissime per un attore che vuol emergere. Si lasciò trasportare dal fiume della vita, viaggiò oltre gli oceani, assaporò esperienze varie in paesi lontani. I colleghi lo guardavano con invidia, con ironia e soprattutto con stupore. Nonostante questo stile di vita la sua attività è stata quantitativamente molto ricca, sostenuta da un eclettismo che lo ha portato da una parte a interpretare film [d'autore] o a fare teatro con Luca Ronconi [...] e dall'altra a interpretare film polizieschi horror e avventurosi, girati l'uno dopo l'altro sempre fra assoluta dedizione professionale e straordinaria ironia. Certo Claudio ha dato al cinema, in passione e lavoro, più di quanto ne abbia ricevuto».
Altrettanto certo che ha saputo conciliare Bellocchio, Cavani, Damiani, Mingozzi, i Taviani con Mario Caiano, Umberto Lenzi, Sergio Martino, Lucio Fulci, Fernando Di Leo, Massimo Dallamano, il che non è poco. E cosa gli avrebbe riservato il futuro è domanda retorica.