Pauline & Andrew, in memoria / Kael al «New Yorker» e Sarris alla «Village Voice» (V).
«The Chelsea Girls è passato dalla Film Makers' Cinematheque al Cinema Rendezvous dove, abbastanza ironicamente, molti frequentatori di cinema per famiglie hanno premuto per o sono tornati a sostenere il divieto ai minori. Manco a dirlo, The Chelsea Girls non è per i minori, o per adulti dalla ritrosia paragonabile a un'automobilina giocattolo. I voyeurs professionisti vi si annoierebbero fino a distrarsi. Warhol non sfrutta la depravazione come sostiene. Molta pornografia è antierotica per la crudezza del suo marchio, ma The Chelsea Girls non è pornografico. Le carni della nudità del maschio caucasico deprimono lo spettatore comunicandogli una passività peccaminosa. Warhol ha purificato il vecchio eccitamento sessuale di Hollywood in una sorta di tiepida tortura nella quale gli organismi rimuovono gli orgasmi.
Non sono sicuro del fatto che la versione di The Chelsea Girls ora in programma al Rendezvous sia la stessa che veniva proiettata alla Cinematheque. Il tempo di proiezione veniva originariamente computato in quattro ore; adesso è di tre ore e mezzo. I finali sembrano essere stati cambiati da qualche parte fra la Cinematheque e il Rendezvous. Tutte le recensioni favorevoli e contrarie che ho letto sembrano vaghe riguardo ai dettagli. Parte del problema è costituita dalla forma deliberatamente non professionale della presentazione. Né Andy Warhol né la Cinemateque hanno ritenuto di fornire schede, credits, sinossi e via dicendo. Lo spettatore viene abbandonato alle proprie ricostruzioni».
(Andrew Sarris, “The Chelsea Girls”, «The Village Voice»)