Alla corsa su chi sia il più detestabile fra i presidenti Usa del dopoguerra concorrono in molti (Johnson, Nixon, i due Bush) ma la palma va attribuita – se non altro per la sua duplice immagine – a Ronald Wilson Reagan, nato a Tampico (Illinois) in questa data. Odioso come attore, odiato come inquilino della Casa Bianca.
Perfino la sua morte – avvenuta a Bel Air (California) il 5 giugno 2004 – non è una cosa seria: in preda da oltre un decennio del morbo di Alzheimer, è una morte annunciata, giacché i suoi funerali solenni sono stati predisposti in ogni dettaglio – compresa la presenza di Bill Clinton e di altri potenti nel frattempo decaduti o deceduti – sin dal 10 agosto 1999, dicesi millenovecentonovantanove, informando in proposito la stampa internazionale, come documenta nell'occasione la Repubblica.
Attivo sullo schermo dal 1937 (Love Is on the Air di Nick Grinde) al 1957 (Hellcats of the Navy di Nathan Juran, ove è accanto alla altrettanto detestabile moglie-attrice Nancy Davis), partecipa a 52 film di modesto livello, che la sua presenza non contribuisce certo a riscattare. Si salvano inizialmente Tramonto (1939, di Edmund Goulding), I pascoli dell'odio (1940, di Michael Curtiz), Delitti senza castigo (1941, di Sam Wood), nonché, molto più tardi, La regina del Far West (1954, di Allan Dwan), ove interpreta – proprio lui – il generoso pellerossa Colorado.
Da lui ripudiato il 53° film, l'unico in cui abbia un ruolo da malvivente: è Contratto per uccidere (1964, di Don Siegel), girato per la tv e poi passato al grande schermo perché giudicato troppo violento per il piccolo. V'è anche, per evitata sciagura, un film mancato: la parte del protagonista in Casablanca.
Da sempre attivista repubblicano, è governatore della California dal 1966 al 1975 e presidente degli Stati Uniti, ebbene sì, dal 1981 al 1988, due mandati! In tale veste riesce, con il suo neoliberismo alla Milton Friedman (la Reaganomics), a trasformare l'economia da mondo reale a mondo virtuale, ad avviare una crisi finanziaria che dura tuttora, a privilegiare i ricchi con appropriato sistema fiscale; con il suo integralismo religioso a credere veramente che il diavolo fossero i comunisti (lo credeva già ai tempi del maccartismo, quando non aveva esitato nella delazione di suoi amici); con la sua politica militare, imperniata fantascientificamente sullo Scudo spaziale, a promuovere una guerra stellare contro il da lui definito Impero del Male.
Non per nulla, restando tra i suoi ex colleghi, Steve Martin poté affermare: «Io penso che Reagan riporterà l'America come era una volta. Una regione artica ricoperta di ghiaccio»; e Robin Williams fargli seguito: «Reagan non è stato un presidente, è stata l'ultima volontà di Walt Disney».
Where's the Rest of Me? è l'emblematico titolo dell'autobiografia pubblicata nel 1965 (tardiva edizione italiana L'altra parte di me, Rizzoli, 1981). Curioso il fatto che i libri si richiamassero a un film in cui l'attore Reagan si ritrovava privo delle gambe...