Poco dopo la Sandrelli evocata nell'altraluna di quattro giorni fa, ecco nascere il minore degli Avati, Antonio, senza l'apporto e la vicinanza del quale, con tutta probabilità, l'itinerario del maggiore, Pupi, sarebbe stato diverso.
L'estensore, che un paio di anni orsono, proprio di questi giorni, ha avuto l'inatteso privilegio di porgere una “laudatio” al regista-fratello dallo stesso podio dal quale, il 22 gennaio 1809, Ugo Foscolo esortò (vanamente...) gli Italiani alle Storie, assolve ora altrettanto volentieri al piacere di ricordare il produttore-fratello.
Il nostro ha lavorato come “produttore sceneggiatore scrittore”, tant'è vero che mymovies glielo riconosce per ben un paio di migliaia di volte in circa duecento righe (vedere per credere, se la faccenda non viene normalizzata). Ma non ha rappresentato, fino ad oggi, solamente un Avati per l'altro: oltre all'intera, ricca e generosa produzione indipendente di Pupi, è stato alla base di film, tra gli altri, di Giuseppe Bertolucci (Berlinguer ti voglio bene, 1977), Maurizio Zaccaro (Dove comincia la notte, 1991), Fabrizio Laurenti (La stanza accanto, 1994), Lucio Gaudino (Io e il re, 1995), fino ad Eugenio Cappuccio (Se sei così ti dico di sì, 2011) e a Demetrio Casile -il bravissimo sceneggiatore di Ragazzo di Calabria per Comencini- con Melina-Con rabbia e con sapere (dove ha interpretato se stesso, come il fratello Pupi: 2012).
Senza contare le sue altre sporadiche prestazioni come attore (Dorillo in Balsamus, l'esordio del fratello, 1968) e regista (l'episodio con Nick Novecento, sua ultima prestazione, e Simona Marchini nel collettivo Sposi, con gli altri quattro affidati a Pupi, Manuzzi, Farina e Bastelli).
Oggi si sarebbe potuto puntare anche su un'altra data, quella del 1934, la presa di parola di Donald Duck, futuro alias [Paolino] Paperino. Ma di questo si occuperanno certo, e molto meglio, parecchi altri.