Prima assoluta dell'Enrico IV di Pirandello al Manzoni di Milano, protagonista Ruggero Ruggeri, per il quale l'autore l'aveva scritto l'anno precedente.
Se ne registreranno, dopo l'addio dell'autore cercato dai personaggi, due versioni cinematografiche: quella mitica di Giorgio Pastina (1943), che pochi hanno avuto il privilegio di vedere, con un grande Osvaldo Valenti inconsapevole di essere quasi giunto a un tragico capolinea, e quella di Marco Bellocchio (1984) con un altrettanto grande Marcello Mastroianni nel pieno della sua splendida maturità umana e artistica.
In teatro e in tv, da più di novant'anni, il personaggio senza nome anagrafico (cosa dev'essere costato a Pirandello rinunciare a imporgli uno dei suoi inconfondibili cognomi allusivo-rivelatori...) rappresenta un banco di prova quasi imprescindibile, di tenore paragonabile a certi giganti shakespeariani, o comunque una tentazione difficile da eludere, per gli attori drammatici di primo piano arrivati al culmine della carriera.
Per limitarsi all'Italia, da Benassi a Randone, da Ricci a Valli (diretto da De Lullo), da Bosetti a Branciaroli, e continuerà.