In un mondo dominato dagli accademici, dove occorre almeno essere professore o ricercatore autorizzato per occuparsi di storia del cinema, vorremmo affidare al ricordo immemore (bell'ossimoro) dei posteri la figura e l'opera di Davide (Dino) Turconi, nato in questo lontano giorno.
Chi ha avuto la fortuna di frequentarlo, già anziano, nella sua incasinatissima casa-archivio di Montebello della Battaglia, aveva modo di confrontarsi con la sua formidabile memoria che gli consentiva di muoversi agevolmente tra le pieghe del passato come tra gli scaffali e gli scatoloni, fornendo sempre la risposta giusta e trovando sempre il materiale richiesto. Ma all'erudizione si accompagnava la sensibilità, alla conoscenza la curiosità intellettuale, alla preparazione teorica e tecnica il gusto della scoperta.
Turconi non era un accademico, ma un semplice e un po' grigio funzionario dell'Ente provinciale del Turismo di Pavia, la città natale: era stata la sua passione, unitamente ai casi della vita, a guidarlo in un percorso lungo quasi un secolo e multiforme (ferme restando la passione per il cinema e la ricerca storica, per l'accumulo di materiali bibliografici, emerografici e fotografici), ove ad attività giornalistiche, critiche e storiografiche si aggiungeva l'attrazione per territori inesplorati.
Tappe fondamentali la collaborazione a Cinema nuova serie e a Bianco e Nero, la gestione del periglioso Cinema terza serie, i contributi per le retrospettive della Mostra di Venezia (Mack Sennett, 1961; Buster Keaton, 1963), sempre per la Biennale le sei mostre del libro di cinema (1964- 1970) con preziosi cataloghi, la fondazione (1963) dell'Associazione Italiana per le Ricerche di Storia del Cinema, la lunga attività (dal 1976) per le mirabili iniziative della Provincia di Pavia, e ancora l'aver tenuto a battesimo (nel 1982) la prima edizione delle Giornate del Muto di Pordenone, cui è restato legato sino all'ultimo, compresa la direzione della rivista Griffithiana.
Il suo patrimonio archivistico – una vera e propria miniera – , affidato, grazie all'intermediazione di Alberto Farassino e poi di Nuccio Lodato, all'Università di Pavia, resta un punto di riferimento, ancora da esplorare completamente.