A Cannes, in occasione della commemorazione (blanda) per i dieci anni dalla morte di Federico Fellini, emergono un paio di gustosi ricordi.
Il primo riguarda il suo ultimo film, La voce della luna (1990), scena della porta di una trattoria ove è dipinta l'immagine dei giocatori del Milan e del loro presidente: al cuoco con le mani impegnate non resta che tirare un solenne calcione al fondoschiena di Berlusconi. Sarà un caso?
Non proprio. In un intervista di qualche anno precedente (e riportata da Paolo Pillitteri nel suo La baracca di Fellini, Franco Angeli, 1995) Fellini invoca addirittura le manette per Silvio, specificando: «Il prestigio del produttore alla Berlusconi è dato dai conti in attivo, dai soldi incassati e non da un Oscar meritato. Un tipo simile di produttore è psicologicamente conformato secondo impulsi che lo soddisfano e lo gratificano soltanto in proporzione dei soldi guadagnati. La sua vera personalità è questa. È questa la sua creatività».
Chi avrebbe mai detto che il moderato Federico osasse tanto?