Cronache dalla XVII Mostra di Venezia, ancora secondo Oriana Fallaci: «La rivelazione del festival è stata Elsa Martinelli, l’italiana più fotografata d’America. Elsa ha 21 anni, corpo da indossatrice, gambe lunghe e perfette. Non può dirsi bellissima. Il suo volto è irregolare, con la bocca troppo grande e il naso troppo corto. Il suo tipo longilineo esclude la floridezza oggi alla moda. Ma ha quello che gli americani chiamano It: quel certo non so che. Sa essere sofisticata e semplicissima, indossa con la medesima disinvoltura una toilette di Balmain o un paio di blue-jeans […]. Figlia di un ferroviere, quarta di sette sorelle, ex sartina, ex commessa di bar, la sua notorietà nasceva solo dal fatto di essere una perfetta mannequin e inoltre di coltivare un flirt con Walter Chiari. Ora i produttori se la contendono a forza di milioni. Vive sei mesi all’anno negli Stati Uniti […]. Gli americani la adorano. I fotoreporter le dedicano a Venezia tanto tempo quanto ne spendono con la Lollobrigida e quando le vedono accanto dicono con tono profetico: “Eva contro Eva”». (da “L’Europeo”).
Oddio, la Lollo, sia pur mummificata, compare ancora alle ribalte almeno televisive, ma Elsa l’abbiamo un po’ rimossa. Eppure, proprio dopo quella Venezia, ha conosciuto un decennio (1956-1965) di belle prove ancor oggi godibilissime, e non soltanto decorative: con Monicelli (Donatella), Matarazzo (La risaia), Bolognini (La notte brava), Risi (Un amore a Roma), Puccini (Il carro armato dell’8 settembre), Fina (Pelle viva), Petri (La decima vittima), per limitarci al cinema italiano, e anche con un certo Welles (Il processo). Senza dimenticare la sua ultima interpretazione importante, quella ne Il garofano rosso (1976) di Luigi Faccini.