C'è una figura, nata appunto in questo giorno, che compendia quant'altre mai le molteplici facce del cinema indipendente e sperimentale. Infatti convivono felicemente in lui, Paolo Brunatto, il pittore e l'architetto, il cinema underground da filmaker on the road (a partire da Vieni dolce morte (dell'ego), 1967, cui seguono Tak, 1968 e Oserò, turbare l'universo?, 1969), e il documentarismo (a partire da Appunti sull'emigrazione - Spagna '60, 1960) specie in funzione e a fruizione televisiva, per un totale di oltre 600 titoli fra documentari, reportage, inchieste e film sperimentali in mezzo secolo di assidua e fervida attività.
Da ricordare almeno la serie Io e... (Rai, 1973-'74) su uomini di cultura italiani (compreso l'amico Pasolini con L'anima bella, pochi indimenticabili e celebri minuti tra le dune di Sabaudia), i backstage per L'ultimo imperatore e Piccolo Buddha di Bernardo Bertolucci, infine – realizzate per Cult di Sky – le 12 puntate di Schegge d'utopia (2004) dedicate ad altrettanti autori del cinema underground, che si concludono con il proprio Autoritratto (disponibile su YouTube e tutto da degustare) e le 12 puntate (clandestine a loro volta) di I clandestini del cinema italiano (2005).
Per rendersi conto dell'importanza non solo documentale di queste due serie basta citare i nomi degli autori interessati. Per Schegge di utopia - L'underground cinematografico italiano questo sconosciuto: Alberto Grifi, Tonino De Bernardi, Romano Scavolini, Massimo Bacigalupo, Annabella Miscuglio, Franco Brocani, Anna Laiolo e Guido Lombardi, Alfredo Leonardi, Paolo Gioli, Gianfranco Baruchello, Piero Bargellini e, appunto, Paolo Brunatto. Per I clandestini del cinema italiano - Omaggio a 12 autori del cinema italiano: Gionata Zarantonello, Silvano Agosti, Roberta Torre, Giuseppe Bertolucci, Jean Marie Straub & Danièle Huillet, Antonio Rezza & Flavia Mastrella, Claudio Bondì, Franco Piavoli, Paolo Benvenuti, Beppe Gaudino, Toni De Bonis, Rolando Stefanelli.
Ma il bello della sua attività è che riesce a conciliare la ricerca quasi astratta con un'alta divulgazione culturale, senza mai ritirarsi su torri d'avorio. Appunto, off e on, come lui stesso si definiva il suo essere underground.