Pier Paolo Pasolini scrive il suo primo articolo per il Corriere della Sera. In seconda pagina, titolo: «Contro i capelli lunghi», cioè contro i “capelloni”. A distanza di oltre 40 anni, quel lungo sfogo-invettiva, il primo di quelli raccolti in Scritti corsari (Garzanti, maggio 1975, sei mesi prima della tragica morte dell'autore), che apparve soltanto provocatorio e anche un po' ignobile, pubblicato com'era nel tempio della borghesia, va forse riletto con occhi (critici) nuovi.
Seguiamo il percorso di Pasolini. Nel '66-'67, «benché sospettassi fin d'allora che il loro “sistema di segni” fosse prodotto di una sottocultura di protesta che si opponeva a una sottocultura di potere, e che la loro rivoluzione non marxista fosse sospetta, continuai per un pezzo ad essere dalla loro parte, assumendoli almeno nell'elemento anarchico della mia ideologia. Il linguaggio di quei capelli, anche se ineffabilmente, esprimeva “cose” di Sinistra. Magari della Nuova Sinistra, nata dentro l'universo borghese […]».
Nel '68, «i capelloni furono assorbiti dal Movimento Studentesco; sventolarono con le bandiere rosse sulle barricate. Il loro linguaggio esprimeva sempre più “cose” di Sinistra (Che Guevara era capellone ecc.)».
Nel '69 «con la strage di Milano, la Mafia, gli emissari dei colonnelli greci, la complicità dei Ministri, la trama nera, i provocatori – i capelloni si erano enormemente diffusi; benché non fossero ancora numericamente la maggioranza, lo erano però per il peso ideologico che essi avevano assunto».
Siamo arrivati al 1972. «Destra e Sinistra si sono fisicamente fuse. […] Il ciclo si è compiuto. La sottocultura al potere ha assorbito la sottocultura all'opposizione e l'ha fatta propria: con diabolica abilità ne ha fatto pazientemente una moda, che, se non si può proprio dire fascista nel senso classico della parola, è però di una “estrema destra” reale. […] Le maschere ripugnanti che i giovani si mettono sulla faccia, rendendosi laidi come le vecchie puttane di una ingiusta iconografia, ricreano oggettivamente sulle loro fisionomie ciò che essi solo verbalmente hanno condannato per sempre. Sono saltate fuori le vecchie facce da preti, da giudici, da ufficiali, da anarchici fasulli, da impiegati fasulli, da Azzeccagarbugli, da Don Ferrante, da mercenari, da imbroglioni, da benpensanti teppisti».
Ma forse Pier Paolo non sapeva che, in contrapposizione, l'eccessiva tricotomia avrebbe condotto agli skinheads. E che la mancanza di capelli di un leader con la bandana avrebbe condizionato l'Italia per un nuovo ventennio.