«Melanconica conclusione della Settimana internazionale del film, irritazione del pubblico davanti al teatro Lirico, sdegno del produttore Moris Ergas, delusione del regista Claude Autant-Lara, indignazione di Laurent Terzieff, e tanti amari commenti intorno ai poliziotti indifferenti. Tu ne tueras point non è passato neppure a Milano: il veto del Prefetto è stato tassativo. Quando gli invitati, dopo mezz'ora di attesa, davanti ai cancelli serrati del Lirico, hanno compreso che non c'era nulla da fare, si sono levati sonori fischi di protesta. L'assessore Bettino Craxi, in nome del Sindaco e dell'Amministrazione, li ha avvertiti che la proiezione era sospesa per evitare l'intervento della forza pubblica» (Il Giorno, 6 novembre 1961).
«Mentre tutto il mondo dello spettacolo è ancora sotto l'impressione del veto della censura a Non uccidere, e si delineano iniziative contro di esso, riteniamo interessante pubblicare un brano della sceneggiatura del film, per dare un'idea al lettore di che cosa sia quest'opera cinematografica sull'obiettore di coscienza. […] Il brano è tratto dalla rivista francese La Méthode, l'unica che abbia avuto il coraggio di pubblicarlo» (Lorenzo Pellizzari [non accreditato], l'Unità, Milano, 12 novembre 1961).
Incredibili vicende di appena mezzo secolo fa, quando i non rarissimi obiettori di coscienza scontavano il servizio di leva nel carcere di Gaeta e un film sul tema dell'obiezione trovava ostracismo non solo in Italia ma anche nella Francia delle guerre di Indocina e d'Algeria (dodici anni di attesa prima di trovare un produttore e distribuzione solo nel 1963). In compenso avrebbe trasformato in icona, e non solo della sinistra, l'attore franco-russo nato in questo giorno e scomparso quattro anni fa, il 2 luglio 2010. Il suo convinto e convincente François Cordier che, chiamato a fare il servizio di leva, rifiuta di indossare la divisa e viene duramente condannato (mentre accanto a lui un sacerdote tedesco della Wehrmacht, esecutore di un partigiano francese, è assolto per aver agito su ordine superiore), offusca tutti gli altri, pur pregevoli, ruoli.
Laurent Tchermerzine, in arte Terzieff, grande attore di teatro, lo conoscevamo già per Peccatori in blue-jeans (1958, Carné), Kapò (1959, Pontecorvo), La notte brava (1959, Bolognini), Il risveglio dell'istinto (1960, Autant-Lara), Il bosco degli amanti (1960, Autant-Lara) e lo ritroveremo in Vanina Vanini (1961, Rossellini), Il triangolo circolare (1965, Kast), La prigioniera (1968, Clouzot), La via lattea (1969, Buñuel), Medea (1969, Pasolini), Ostia (1970, Citti), Il deserto dei tartari (1976, Zurlini), Détective (1985, Godard), Il manoscritto del principe (2000, Andò), ma Non uccidere resta indelebile.