Nasce a Graz (Austria) Arnold Schwarzenegger, un paffuto ragazzotto (ma è alto quasi un metro e novanta) che, a forza di esercizi e di anabolizzanti, ad appena vent'anni, vince nel 1967 il concorso di Mister Universo (ove primeggerà altre quattro volte). Nello stesso anno («al culmine della carriera avevo polpacci di 20 pollici, cosce di 28.5, 34 pollici di vita, petto di 57 e braccia di 22 pollici») vince la gara di sollevamento pietre di Monaco, dove una pietra del peso di 254 kg viene sollevata tra le gambe stando su due poggiapiedi. È già quasi un cyborg.
Tutto potrebbe finire lì se l'anno successivo non emigrasse in America arricchendosi enormemente con la vendita per corrispondenza di materiali per il bodybuilding, e se due anni dopo non esordisse nel cinema con lo pseudonimo Arnold Strong in Ercole a New York (1970, di Arthur Allan Seidelman), anticamera, come per molti dei suoi colleghi, di qualche comparsata a Cinecittà. Invece capita a tiro di James Cameron, uno che ha fiuto, e il loro primo Terminator (1984) è uno strepitoso successo. Non basta.
Ottenuta nel 1983 la cittadinanza americana, sposa nel 1986 Maria Shriver, figlia della sorella di John, Bob e Ted Kennedy (il che non guasta). Lui però pende dalla parte repubblicana, tanto che George Bush sr. lo nomina “ambasciatore dello sport”. La strada è aperta. L'8 ottobre 2003, ventisette anni dopo l'elezione di Ronald Reagan a governatore della California, un altro attore ottiene la prestigiosa carica con il 48,4 dei consensi (anche se, non essendo nato negli Usa, non potrà mai ambire alla Casa Bianca, salvo modifiche alla Costituzione). Nell'occasione commenta Sylvester Stallone, uno dei pochi attori hollywoodiani che ha il coraggio di esprimersi contro Schwarzy: «Se continua così fra dieci anni Britney Spears sarà il presidente degli Stati Uniti».
Manterrà la carica sino al 3 gennaio 2011, sostituito da un democratico, ondeggiando tra populismo e restrizionismo, con meriti e demeriti che quasi si compensano.
Per adempiere al suo incarico, nel 2004 si ritira dalle scene cinematografiche, apparendo soltanto come “attore virtuale” (volto digitale sul corpo dell'ex culturista Roland Kickinger) nel quarto capitolo di Terminator, Terminator Salvation (2009, McG) e in un cameo gratuito in I mercenari (2010) di Sylvester Stallone (proprio lui!) ed è una buona notizia. Ma alla fine del suo mandato giunge quella cattiva: Schwarzy annuncia di voler tornare alla sua carriera di attore, dichiarando di volersi impegnare in ruoli più adatti alla sua età e meno estremi, ma nel contempo comincia un programma di allenamento per ritornare in perfetta forma fisica. Così, un po' bolso ma fortemente inespressivo come sempre, possiamo ritrovarlo in I mercenari 2 (2012, Simon West), L'ultima sfida (2013, Kim Ji-Woon), Fuga dall'inferno (2013, Mikael Håfström), Sabotage (2014, David Aver), I mercenari 3 (2014, Patrick Hughes), titoli esemplarmente allusivi senza i quali la storia del cinema non sarebbe stata più la stessa.