Muore ad Angoulême (Francia), all’età di 71 anni, Lindsay Gordon Anderson, nato a Bangalore (India) il 17 aprile 1923. Autore, a partire dal 1948, di una quindicina di cortometraggi a sfondo politico-sociale, coronata dal documentario antinucleare March to Aldermaston (1957), è, con Karel Reisz, Lorenza Mazzetti e Tony Richardson, il fondatore nel 1956 e la guida del gruppo Free Cinema, inno alla libertà, all’individualità, alla quotidianità, i cui intenti si intrecciano, in letteratura e in teatro, con quelli degli Angry Young Men (Osborne, Pinter, Wesker, Lessing, Sillitoe), con i loro eroi ribelli delle classi popolari, e troveranno ascolto – bei tempi, tempi meravigliosi – in registi quali Joseph Losey, John Schlesinger, Ken Russell, Jack Clayton, Richard Lester, Desmond Davis, Clive Donner; buon ultimo, Ken Loach, il quale per nostra fortuna continua ancor oggi le sue e le loro battaglie. Anderson ci lascia solo mezza dozzina di film, da Io sono un campione (1963) alla trilogia di Mick Travis (Se..., 1968; O Lucky Man, 1973; Britannia Hospital, 1982), dal dolente dramma Anniversario (1974) alla deliziosa commedia senile Le balene d’agosto (1987), ma il suo ruolo nel cinema britannico è fondamentale, con buona pace della signora Thatcher, dell’involuzione dei sindacati, del declino dell’anarchia.