Un tempo – con buon pace dei ministri Treu, Fornero e Poletti – si diventava “anziani Rai” dopo due decenni di servizio, e si maturava la pensione. Quanto accadde a soli 45 anni a Bruno Gambarotta, di cui oggi si festeggia il compleanno.
Perché festeggiarlo?
Perché questo irriverente, abile affabulatore, l'astigiano, che un fortunato refuso giornalistico ha trasformato in artigiano, è un personaggio (absit iniuria verbis) che se non esistesse bisognerebbe inventare. Scrittore (almeno una ventina di libri di varia umanità: il suo libro più famoso e Il Codice Gianduiotto, 2006, spassosa e colta parodia di Dan Brown), giornalista, conduttore televisivo e radiofonico, attore (di teatro, cinema, cabaret), forse soprattutto gastronomo, non ha mai veramente sfondato – per eccesso, non per difetto – in nessuno di questi campi, ove spalma sapientemente soprattutto se stesso. Al punto di spalmarla persino sull'audace e infelice impresa di far rivivere nel 1989-1990 Lascia o raddoppia?, lui che è nato lo stesso giorno di Mike Bongiorno (dal quale non potrebbe, anche politicamente, essere più lontano).
Limitiamoci al cinema. Lo si vede – e spesso non lo si dimentica nonostante magari la fugacità dei ruoli o la pochezza dei film – in Il gatto (Comencini, 1977), Vòltati Eugenio (ancora Comencini, 1980), Cucciolo (Parenti, 1998), Anni '60 (Vanzina, 1999), Tifosi (ancora Parenti, 1999), Una famiglia in giallo (Simone, 2005), Il commissario Manara 1 e 2 (Marengo e Ribuoli, 2009-2011, dove è il memorabile Quattroni), Giuliana e il Capitano (Vallino, 2011).
L'ex cameraman, poi funzionario per concorso, trasferito nel 1965 a Roma, delegato alla produzione, sceneggiatore, autore di testi, regista, produttore esecutivo (tra l'altro per Viaggio in seconda classe di Nanni Loy), rinasce a nuova vita appunto con la pensione.
È il 1987 quando Adriano Celentano fa venire alla luce le sue doti di intrattenitore e comico, e fa debuttare il cinquantenne Gambarotta come propria spalla in Fantastico ’87 (programma di cui è anche autore e coordinatore). Porca miseria! (1992) con Fabio Fazio e Patrizio Roversi, Svalutation (1992) ancora con Celentano, Quelli che il calcio (1995-1996) ancora con Fazio, rendono familiare al grande pubblico il “personaggio” Gambarotta: arguto, imprevedibile, vagamente jettatorio, che comunque non si monta la testa.
Un vecchio travet savoiardo (per restare alla gastronomia) con i suoi baffi umbertini sale e pepe e la sua bianca chioma ribelle. Proprio ben spesa la baby-pensione.