Sinfonia di una grande città
«I due anni di ritardo con cui la Rete Due, che ne era stata anche coproduttrice, manda in onda i quattordici episodi di Berlin Alexanderplatz possono sembrare non molti, specie in rapporto alla lentezza e casualità con cui ci siamo abituati a venire a conoscenza dei film di Fassbinder. Sono stati però purtroppo sufficienti, questi due anni, passati in chissà quali attese, per vederlo ora dopo la morte del suo autore, e dunque per accentuare inevitabilmente un aspetto, quello di "summa" e di monumento.
Monumento al grandissimo talento di Fassbinder innanzitutto e alla sua leggendaria produttività. Monumento, anche, al cinema tedesco, sorto nel momento in cui esso doveva finire di essere chiamato "nuovo" e "giovane", e anzi in cui tutti i suoi maggiori esponenti avevano fatto o stavano iniziando il loro film più ampio e ambizioso (Syberberg con Hitler, Herzog con Fitzcarraldo, Wenders con Hammett). Monumento, e qui proprio nel senso di ricordo, al cinema tedesco classico, poiché Berlin Alexanderplatz, se non può dirsi un remake, è comunque il secondo film tratto dal romanzo di Döblin dopo quello girato nel 1931, in un periodo di "nuova oggettività", da Piel Jutzi (di cui Fassbinder aveva già fatto un rifacimento con Mamma Küster va in cielo e perché in esso ci sono echi molteplici di film che vanno da Der letze Mann (L'ultima risata) di Murnau al cinema di Sternberg allo spirito del feuilleton del primo Lang.
Berlin Alexanderplatz è grande perché tutto in esso lo è, nei suoi 1173 minuti di durata non ce ne sono nemmeno cinque di inutilità, di rilassatezza, di "tempi morti". Non si avverte mai il "tirare a finire" e non si vorrebbe mai che finisse: ogni fotogramma è un'emozione, ogni angolo dello schermo è un quadro, ogni gesto, anche bere una birra, è un'avventura. E naturalmente ogni puntata è un film. Magistrale fusione di facce e di ambienti, corpi e luci, arredi e colori dell'aria: una città che si fa linguaggio. Ogni altro sceneggiato che si incontri con esso (sarà per questo che si è tardato a mandarlo in onda?) rischia di restarne sfracellato».
(Alberto Farassino, «la Repubblica»)
Martedì 29 ottobre, alle ore 20, al cinema Anteo di Milano (via Milazzo 11), serata in memoria di Alberto Farassino, a dieci anni dalla scomparsa.vInterverranno Paolo Mereghetti, Fulvia e Viola Farassino e gli amici di Alberto. Silvano Piccardi leggerà: un ritratto di Farassino in Cose da dire di Giuseppe Bertolucci (Bompiani); una poesia scritta da Alberto negli anni Novanta; crittografie mnemoniche e giochi enigmistici con titoli di film. Seguirà la proiezione di un film molto amato da Alberto: Histoire(s) du cinéma. Toutes les histoires di Jean Luc Godard (1988, 51', v.o., sottotitoli italiani, in collaborazione con la Cineteca di Bologna). Fino al 17 novembre è in esposizione all'Anteo spazioCinema Tratti e ritratti. Per Alberto: 23 fotografie di Fulvia Farassino, una mostra curata da Cesare Colombo.
In relazione all'evento, l'intera settimana in corso dell'Altra faccia delle Lune viene dedicata a scritti di Alberto usciti proprio in quel giorno di quell'anno, col prezioso ausilio del suo Scritti strabici. Cinema, 1975-1988, curato da Tatti Sanguineti con Giorgio Placereani (Baldini Castoldi Dalai, Milano 2004).